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West Side Story

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su West Side Story

di diomede917
9 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRTICHE DI DIOMEDE917:WEST SIDE STORY

 

Una delle cose che ti puoi permettere quando sei considerato uno dei più grandi registi viventi che ha fatto la Storia del Cinema mondiale e che ha vissuto il cinema con gli occhi sognanti di un bambino è quello di realizzare a 75 anni la tua versione del film che ha colpito la tua infanzia. E di dedicarlo all’uomo che te lo ha fatto conoscere e apprezzare, tuo padre.

Si percepisce in tutti i 156 minuti del film che il West Side Story di Steven Spielberg è un grande, incredibile ed enorme atto d’amore.

È un atto d’amore verso un genere, quello del Musical, che si è evoluto ed aggiornato anche grazie a film omaggi come La La Land.

È un atto d’amore verso un film che proprio quest’anno compie 60 anni e considerato un capolavoro per il suo essere innovativo e contemporaneamente un atto di denuncia nei confronti del Sogno Americano.

Steven Spielberg sa di toccare un qualcosa di Sacro e che attualizzare un musical come quello è un’opera pericolosissima anche per uno come lui.

Ma lui è Steven Spielberg. Lui non solo ama il Cinema, lo rispetta.

Ed è quello che si percepisce in tutto il film, Caro West Side Story ti rispetto perché sei un film da 10 Oscar, ti rispetto perché Robert Wise ha fatto un grandissimo lavoro ed è per questo che il mio non sarà un semplice Remake.

Questo è il West Side Story di Steven Spielberg.

E le cose sono ben chiare fin dall’apertura iniziale da far venire i brividi e che ci fa capire le cose come stanno. Pur ambientato negli anni delle gang giovanili alla James Dean (i Jets contro gli Sharks) fatta di ribelli senza una causa, Steven Spielberg vuol farci capire che dopo 60 anni le cose non sono cambiate.

Che la riqualificazione socioeconomica di certi quartieri è in realtà una specie di derattizzazione di certe etnie che non ce l’hanno fatta. Che siano di origine polacca come l’Anton detto Tony o portoricana come Maria.

E questa storia d’amore in stile Romeo e Giulietta è un qualcosa di più travolgente dell’opera Shakespeariana.

Ill West Side Story di Spielberg è più fisico e carnale, i balletti sono molto più concitati e la violenza è molto più reale. Gli scontri fatali che vedono coinvolti Tony e i due capi banda Bernardo e Riff, ma soprattutto la scena dello stupro collettivo nei confronti di Anita lasciano un segno profondo come una ferita nei confronti di chi guarda.

Inoltre, Spielberg decide di dare alla banda degli Sharks una connotazione più portoricana non solo scegliendo un cast esclusivamente ispanico (nell’originale Maria era interpretata da Natalie Wood) ma lasciandoli parlare, quando era necessario, nella propria lingua e senza sottotitoli. Perché l’integrazione culturale passa anche da queste cose.

Altra personalizzazione vincente di Steven Spielberg è stata quella di affidare alla già vincitrice dell’Oscar , per il film del 1961, Rita Moreno il ruolo centrale di Valentina (nell’originale vedeva al centro la figura del marito Doc), la portoricana sposata ad un Gringo che tenta inutilmente di redimere il violento Tony dal proprio destino come fosse un figlio cercando di insegnare il portoricano pur di far conquistare la bella Maria.

Per non parlare della scelta di far interpretare all’attore non binario Iris Menas il ruolo della “Maschiaccia” Anybody.

La vera forza di West Side Story è la cura maniacale dei dettagli che ha fatto Steven Spielberg partendo dalla scelta del cast tutto in parte fin dall’età anagrafica.

Dal “Baby Driver” Ansel Elgort e l’angelica Rachel Zagler (al suo debutto assoluto al cinema) che fanno di Tony e Maria una coppia che fa scoppiare il cuore fino ai due leader Mike Feist e David Alvarez tutto rabbia e muscoli.

Menzione speciale ad Arianna DeBose che interpreta un’Anita di forte personalità e femminilità.

Che altro dire di questo fantastico film…solo il voto finale.

VOTO 9

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