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Rifkin's Festival

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Rifkin's Festival

di yume
8 stelle

Tutto vero, quello che accade sullo schermo e quello che più o meno capita nella vita, frequentare un festival del cinema per credere, basta Venezia senza arrivare a San Sebastian!

locandina

Rifkin's Festival (2020): locandina

Il caro, vecchio Woody colpisce ancora, e quando dico vecchio non parlo dei suoi 85 anni ma della pacca sulla spalla che si dà all’amico che torna a trovarci: ehi, vecchio, come va?che ci racconti di bello?.

Prima che arrivi la solita gragnuola di lamentazioni sul “Woody che non è più lui”, “il Woody che una volta… “ et miserabilia di acide zitelle per cui il tempo passa, eccome!, finalmente in sala, finalmente nel buio stroboscopico, ci godiamo quest’ultima perla e che il Dio degli Ebrei ce lo conservi ancora ( anche se quel Dio là con Woody non ha un gran feedback).

Stavolta siamo a San Sebastian, glorioso film festival, Spagna meravigliosa, mare splendido, una costa frastagliata da sballo e una suite d’hotel di lusso con terrazza sul mare dove ogni colazione costa una fortuna.

Ma non importa, c’è il parterre de roi festivaliero che pullula, conferenze stampa in cui si dicono cose “definitive” in tema di cinema, gran serate di gala esclusive per accreditati dove circolano, in mistura equilibrata, invidia, noia e veleni, insomma c’è il Gotha del cinema e un nuovo premio Bunuel (che immaginiamo con i radi capelli ritti in testa nella fossa) assegnato al giovane, bello e tenebroso Philippe non so chi con un film, anche quello “definitivo”, sulla guerra, sulla pace, sulle cose che è sempre bene non dimenticare.

Lui, Mort Rifkin è lì come un pesce fuor d’acqua. Ha accompagnato la moglie addetta stampa di Philippe, giovane e bella tanto quanto lui è malmesso e stagionato, ha un romanzo da scrivere che forse non finirà mai perché scrive una pagina e la strappa subito dopo, odia i festival ma cerca di tener d’occhio la vispa mogliettina che pare subisca il fascino del bel Philippe.

Non che sia un problema, la coppia è libera e aperta, lei subì il fascino del suo intelletto in un tempo lontano, ma, si sa, l’intelletto non produce ormoni e spesso più che ragionare di massimi sistemi si preferisce andare al sodo.

Il nostro buon Mort, che naturalmente è Woody sotto altre spoglie, è uno che ama il cinema, quello vero, quello del tempo che fu. Insegnava cinema, è stato anche a Parigi, la sua lezione alla Cinematèque piacque molto, ma ora non resta che sognarlo.

Infatti, nello spazio del lettone a tre piazze dell’hotel, il suo onirico galoppa, merito delle vicende giornaliere e delle sedimentazioni del suo subconscio.

Si alternano così Welles e rosebud diventa rose kin, il ragazzino dietro i vetri tiene ben dritta la slitta così che il fotografo possa inquadrarla bene, e poi un Otto e mezzo di Fellini che con grande riguardo per il Maestro allarga la sequenza della fonte termale, e naturalmente ci sono i genitori sempre prodighi di consigli, c’è un gran profluvio di Bergman, da Persona al Settimo Sigillo con un Cristoph Waltz con scacchiera portatile sotto il saio pronta all’uso che da solo varrebbe una seconda visione del film.

Insomma c’è il grande cinema in grande stile, senza dimenticare Jules e Jim in bicicletta (moglie e Philippe) con Mort che arranca dietro e tutta la troupe della Nouvelle Vague stracitata ad ogni piè sospinto.

Ma niente da fare, mala tempora currunt, e il povero Mort dovrà cedere al nuovo che avanza, rassegnarsi che se vuoi parlare di cinema ti sorbisci tutti i festival, se vuoi una bella moglie devi essere un gran fico, se vuoi scrivere un romanzo devi parlare della fame nel mondo o giù di lì.

Non resta allora che tornare solo soletto a New York, Manhattan grazie a Dio c’è  ancora e quel laghetto al Central Park pure. Basta stare alla larga da Hollywood.

A San Sebastian Mort ha lasciato mezzo cuore, la bella cardiologa Jo, moglie infelice di un pittore gran cazzone e testa di gallinaceo, una dolce sirena che con Mort ha tante cose in comune.

Purtroppo manca quella fondamentale, e allora niente.

L’altra metà del cuore è rimasto alla bella moglie, a lui restano i sogni, rigorosamente in bianco e nero.

Ma Vittorio Storaro sa come fare.

Woody Allen

Rifkin's Festival (2020): Woody Allen

Tutto vero, quello che accade sullo schermo e quello che più o meno capita nella vita, frequentare un festival del cinema per credere, basta Venezia senza arrivare a San Sebastian!

 

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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