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Tolo Tolo

Regia di Checco Zalone vedi scheda film

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La recensione su Tolo Tolo

di starbook
4 stelle

La satira di Zalone colpisce tutti i bersagli a cui aveva mirato. Come contraltare, purtroppo, latitano le gags esilaranti viste in ‘Quo vado’ e questo è un peccato ‘mortale’.

Il buon Checco si improvvisa imprenditore e nello sperduto paesino murgese di Spinazzola investe in un business improbabile che porterà lui e la sua famiglia ad indebitarsi fino all’osso. Non gli resta che migrare in Africa per far perdere le sue tracce lontano da Equitalia e dai bellicosi parenti che meditano vendetta.

Paese che vai e catastrofe che trovi ed ecco che la guerra civile cambia i piani del ‘fuggitivo’ complice, anche, lo sguardo ammaliante della bellissima Idjaba: esotica protagonista femminile (l’attrice Manda Touré). I due insieme al piccolo Du Du ed all’africano Oumar (amante del cinema neorealistico italiano) decidono di intraprendere il viaggio della speranza imbarcandosi a Tripoli verso l’Europa.

Le diatribe comunitarie porteranno a giocarsi alla lotteria, un tanto al chilo, il disperato carico umano salvato da una ONG a largo del porto italiano di Vibo Valentia.

Checco Zalone, all’anagrafe Luca Medici, va all’incasso dell’enorme popolarità e aspettative rese dal fortunatissimo ‘Quo vado’ e ‘licenziato’ il regista Gennaro Nunziante si improvvisa regista di questa commedia sul tema dell’immigrazione a Lui particolarmente caro.

Anticipato dal teaser ‘furbetto,’ la clip musicale (questa veramente divertente ed irriverente), della canzone ‘Immigrato’. 

Avendo visto il film in una sperduta saletta di provincia e dovendo valutare dall’affluenza riscontrata (decisamente campione poco attendibile a livello nazionale) devo dire che erano anni che non vedevo tale affluenza quindi presumo che incasserà come le previsioni facevano pensare.

Personalmente le mie aspettative sono state ‘frustrate’, si ride poco e alcune trovate e personaggi erano già presenti nel repertorio del comico pugliese: vedi il personaggio caricaturato, ma mica poi tanto, di Nichi Vendola (qui recitato dallo stesso politico barese).

Zalone prova a ‘normalizzare’ il proprio cinema: per semplificare al massimo, laddove le precedenti pellicole potevano considerarsi di genere comico dove il soggetto era da base per costruire gags ad uso e consumo del politically uncurrect Checco, qua prova a resuscitare la commedia all'italiana di costume (ahinoi..), e a tale scopo si fa aiutare nell’intento dal buon Paolo Virzì come co-sceneggiatore.

Ne esce fuori un 'grande pasticcio all’italiana'…

Peccato.   

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