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Tolo Tolo

Regia di Checco Zalone vedi scheda film

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La recensione su Tolo Tolo

di Leman
1 stelle

L’anno nuovo è appena iniziato, eppure Checco Zalone potrebbe averci già “regalato” il film più brutto del 2020. Un vero peccato...

locandina

Tolo Tolo (2020): locandina

La recensione in cui diedi quella mezza stella a 6 Underground di Michele Baia mi riempie ancora oggi di gioia. Ho sempre disprezzato Mighè e non vedo motivo di dispiacermi per aver stroncato senza pietà il suo ultimo film. Invece la mezza stella che ho dato al nuovo film di Checco Zalone mi riempie di tristezza. Luca Medici inizia a fare il comico esibendosi a Zelig e raggiunge poi notorietà in tutto il paese grazie alla sua canzone scritta per i Mondiali del 2006 e grazie alla sua esibizione al Festival di Sanremo del 2007. In verità io vi dico, come comico Zalone mi è sempre piaciuto. Ho sempre apprezzato la sua capacità di giocare con gli stereotipi, scadendo spesso nel ridicolo, ma senza mai risultare offensivo. Secondo me quando ha iniziato a fare cinema ha perso quella genuina verve che lo aveva accompagnato nei suoi primi anni, risultando spesso irritante e per nulla divertente. Ciò che mi ha fatto rivalutare lo Zalone cinematografico è stata l'uscita di Quo Vado, film che tutto sommato ho apprezzato. Gli ho dato la sufficienza, non stiamo parlando di un filmone. Però aveva quel qualcosa di fresco e di politicamente scorretto che mancava nei primi film di Zalone e che invece in Quo Vado avevo ritrovato. Zalone negli ultimi anni ha diviso nettamente i pareri della critica. C'è stato chi lo ha definito il degno erede di Totò e di Alberto Sordi e chi invece ha definito i suoi film dei cinepanettoni per intellettuali. Secondo me Luca Medici altro non è che uno che ci prova. In un paese dove la comicità è morta e ormai per trovare un po' di satira ben fatta devo andare a vedermi dei video su YouTube (basti pensare a fenomeni come Cartoni Morti o i The Jackal che grazie alla loro satira su YouTube hanno donato un po' di freschezza nel loro piccolo), il personaggio di Checco Zalone sembrava in un certo senso dare speranza a chi come me sognava, e continua a sognare, un ritorno della grande commedia italiana. Per tutte queste ragioni mi piange il cuore definire Tolo Tolo uno dei film più brutti che abbia visto al cinema negli ultimi 20 anni. E no, stavolta non sto esagerando. 

 

scena  (Foto di Maurizio Raspante)

Tolo Tolo (2020): scena (Foto di Maurizio Raspante)

Non saprei dove cominciare per parlarvi di questo film, in quanto ogni singola cosa presente al suo interno è sbagliata, sia dal punto di vista tecnico e di scrittura che dal punto di vista etico e morale. Partiamo dal lato tecnico, in quanto è quello più semplice da spiegare. Il film essendo ambientato in Africa (anche se non si capisce mai dove di preciso) offre una vasta gamma di paesaggi magnifici, che vengono però mal sfruttati da uno Zalone incapace di mostrare queste location e di farcele assaporare. Questo è il primo film da regista di Zalone e diciamo subito che non poteva esordire dietro la macchina da presa peggio di così. Fin dal primo istante assistiamo a una regia praticamente inesistente, secondo me peggiore di quella del già pessimo Gennaro Nunziante, che nella sua mediocrità non disturbava continuamente la visione della pellicola come invece fa Zalone in questo film. Prima dell'inizio del film in sala hanno mostrato alcuni trailer di commedie italiane in uscita nel 2020 e prodotte da Medusa. Io ammetto di non essere riuscito a capire quale fosse il momento in cui finivano i trailer e in cui iniziava il film, anzi, fino a che non è comparso Zalone credevo di stare a vedere un ulteriore trailer di un film di Medusa. E invece il film era iniziato e io già da quello stacco iniziale sapevo che stavo per assistere a qualcosa di terribile. Ma mai mi sarei aspettato che Zalone avrebbe messo in gioco una messa in scena così pretenziosa come quella a cui ho assistito nei successivi minuti del film. La regia di questo film quando non è completamente piatta e senz'anima tenta di gettarsi in riprese coraggiose e dall'intento, non sto scherzando, autoriale. Solo che a causa dell'incapacità di Zalone, che forse avrebbe dovuto lasciare dirigere la pellicola a Virzì che nonostante la sua mediocrità almeno sa dirigere decorosamente, l'intento artistico di certe sequenze suscita solo imbarazzo e scade spesso nel trash involontario. Ma non quel trash che tutto sommato ti diverte, sto parlando proprio di quello squallore che ti fa domandare se stai effettivamente assistendo a un film o alla rappresentazione visiva dell'Inferno di Dante. Non parliamo poi della fotografia pietosa e dell'audio mediocre. Stupiscono in negativo gli effetti visivi, patinati e gestiti da Zalone nella maniera peggiore possibile. Ma per la prima volta nella sua carriera Zalone sbaglia pure la colonna sonora. Brutta, sciatta, inascoltabile. La canzone simbolo del film, ovvero "Immigrato", che aveva destato tante polemiche nelle scorse settimane, è l'unica veramente godibile. Tutte le altre invece sono proprio scritte male ed eseguite peggio, la maggior parte delle volte nemmeno capisci cosa stanno cantando i personaggi. Sono canzoni senza mordente e dal significato banale e qualunquista. Canzoni che sarebbero troppo banali pure per essere eseguite in chiesa durante la messa. Zalone dal punto di vista tecnico sbaglia su tutta la linea.

 

Checco Zalone  (Foto di Maurizio Raspante)

Tolo Tolo (2020): Checco Zalone (Foto di Maurizio Raspante)

Ma dal punto di vista della scrittura Zalone fa ancora peggio. Non c'è scrittura in questo film. I personaggi commettono delle azioni completamente inaspettate, ma non per volontà dell'autore di creare colpi di scena, ma perché non c'è alcuna ragione per cui dovrebbero comportarsi in quel modo considerando tutto ciò che hanno fatto in precedenza. La sceneggiatura non si da nemmeno l'urgenza di darti quelle informazioni necessarie per capire il susseguirsi degli eventi, perché tanto chissene frega della trama o della logica, l'importante è creare situazioni in cui Zalone può fare l'idiota e prendere in giro chiunque sia sullo schermo. Il difetto più grande è proprio l'inserimento di Zalone all'interno della vicenda, che viene motivato attraverso numerose forzature, ma che mai realmente sembra centrare qualcosa con la trama a cui stiamo assistendo. Zalone in questo film altro non è che un elemento di disturbo in una storia che sarebbe potuta essere più interessante senza di lui. È un personaggio rozzo, ignorante e grottesco, a cui dovremmo affezionarci anche quando dice le cose più becere che gli vengono in mente. Perché tanto è satira ed evidentemente secondo Zalone l'umorismo altro non è che gettare addosso allo spettatore tonnellate di stereotipi per poi pararsi le chiappe con una battuta finale che cerca di unire le due parti e di non far incazzare nessuno, facendo però così innervosire tutto il pubblico in sala, che durante il film avrà riso sì e no quattro volte. Per fortuna che Zalone era il comico del popolo. 

 

Manda Touré, Checco Zalone, Souleymane Sylla, Nassor Said Birya  (Foto di Maurizio Raspante)

Tolo Tolo (2020): Manda Touré, Checco Zalone, Souleymane Sylla, Nassor Said Birya (Foto di Maurizio Raspante)

Con questo film credo di aver compreso il problema della comicità di Zalone. È una comicità sterile, che non porta lo spettatore ad alcuna riflessione. Anche quelle piccole cose che potrebbero farci riflettere come gli "attacchi di fascismo" che partono a Zalone quando sente prevalere il suo istinto da italiano razzista e conservatore, sono date in pasto al pubblico come se fossero cavolate di poco conto. Questa cosa del fascismo è emblematica, anche perchè Zalone dimostra di non aver capito cosa sia il fascismo, che per lui è un sentimento presente all'interno di ogni uomo che a volte  esce fuori ("come la candida") e che possiamo placare con l'amore e la democrazia. No caro Checco, il fascismo non è questo. Il fascismo è una malattia, questo è vero, ma che si crea a causa del malcontento della popolazione, che in una situazione di crisi non ha più fiducia in chi governa il paese e decide quindi di dare completa fiducia a individui che col pugno di ferro vogliono piegare la popolazione al loro volere. Popolazione che accetterà questa sottomissione in quanto in contrasto con quello che è venuto prima. E quindi si dividerà da ciò che ritiene diverso e pericoloso, tutto solo per mantenere la finta sicurezza che gli è stata promessa. Quindi no Checco, il fascismo non è come la candida, al massimo il parallelismo che avrei fatto io è l'alcol. Qualcosa che tu accetti per annebbiare i dolori ma che ti causerà solo ulteriore male e l'allontanamento da tutto ciò che ti circonda. Questa ricerca di sicurezza, che è un tema costante nella vita dell'uomo, è anche ciò che spinge tutte quelle persone ad emigrare dal loro paese per cercare un futuro migliore altrove. Zalone dando queste spiegazioni semplici ai problemi del fascismo e dell'immigrazione non attribuisce alcuna vera colpa agli italiani o ai politici, arrivando a chiudere tutta quella sfilza di stereotipi e battute fiacche dando un colpo al cerchio e uno alla botte, prendendo di mira tutti e nessuno allo stesso tempo. E così lo spettatore dopo aver finito il film tornerà a casa senza aver imparato nulla, in quanto lui è un brava persona e il film gli ha insegnato che in quanto tale non ha nulla da imparare.

 

Checco Zalone, Souleymane Sylla  (Foto di Maurizio Raspante)

Tolo Tolo (2020): Checco Zalone, Souleymane Sylla (Foto di Maurizio Raspante)

Cio che però mi ha fatto ancora più male del film, è che Zalone ci prova a mandare un messaggio. Prova a fare un discorso sull'immigrazione, sull'amore, sul bisogno di affetto, sui sogni, sulla ricerca di un futuro migliore e sulla ricerca di se stessi. Ma è tutto così dannatamente confusionario e così mal fatto, che tutto quello che il film trasmette è fastidio. Un fastidio che è generato proprio dalla semplicità delle risposte che Zalone dà a temi così complessi. Se da una parte è ammirabile la sua presa di posizione su certi argomenti, è impossibile non far notare come il comico pugliese non porti alcuna reale tesi sulle questioni espresse nella pellicola. Paragona continuamente i suoi problemi a quelli degli immigrati, ma non si capisce dove voglia andare a parare quel discorso. Che noi italiani ci fissiamo su delle stupidaggini mentre sono altri quelli che soffrono per davvero? Nella scena più importante salva il bambino e perde la sua tanto amata crema per il viso, ma visto che tutto quello che vediamo in quella scena è un sogno e da quel momento in poi il personaggio continuerà a comportarsi nello stesso identico modo, cosa sta a significare questo discorso che Zalone porta avanti per tutta la pellicola? Come è da interpretare la presenza di figure come Mentana, la Merkel e soprattutto Nichi Vendola? Come una presa di posizione orientata a sinistra? In ciò non ci sarebbe nulla di male sinceramente, ma cavolo, il film è veramente di un buonismo allucinante. Questo film è quello che i leghisti vedono quando guardano i film di Nanni Moretti. 

E poi quel finale, con quella scena animata degna dei peggiori videoclip dello Zecchino D'Oro, è veramente il momento più basso raggiunto da Zalone in tutta la sua carriera. Capite quello che sto cercando di dirvi? Io sarei anche d'accordo con alcuni discorsi di Zalone, ma mancano le tesi, mancano le argomentazioni e manca un pensiero forte alla base dell'opera. 

Checco Zalone, Souleymane Sylla  (Foto di Maurizio Raspante)

Tolo Tolo (2020): Checco Zalone, Souleymane Sylla (Foto di Maurizio Raspante)

Molti mi diranno: "È un film di Zalone, cosa ti aspettavi, Totò?". Il problema è proprio che Zalone stesso crede di aver fatto un lavoro egregio e ciò si sente in ogni scena del film. Si sente proprio la pomposità e la pretenziosità con cui Luca Medici ha realizzato questa commedia, che è troppo lenta e confusa per divertire chi cerca le risate classiche alla Checco Zalone e allo stesso tempo troppo stupida per chi si aspettava qualcosa di più sottile e intelligente. Il film non è razzista come hanno detto in giro certi soggetti che vivono solo per creare polemiche. È solo un film pesantemente ignorante che non sa cosa sia la satira. Perché la satira non è solo gettare qualunque cosa allo spettatore sperando che lui prenda qualcosa. Per farvi capire cos'è per me l'umorismo prendiamo come esempio una delle più belle scene della storia della cinema comico italiano, ovvero la scena del primo Fantozzi dove i capi del Ragioniere insultano e denigrano la figlia Mariangela, lanciandole banane e chiamandola "Cita".


"Papà, loro mi chiamavano Cita, chi era?"

"Cita... Cita Hayworth! Era una bellissima attrice americana. Ma io ti assicuro che tu sei molto più bella di lei! Forse..."

 

Una delle scene più divertenti e allo stesso tempo malinconiche della storia del cinema italiano, dove il potente viene distrutto per la sua meschinità e il debole mantiene la sua dignità nonostante tutto. Io voglio che il cinema italiano ricominci a raccontare storie come questa e purtroppo con questo suo nuovo film Zalone ha dimostrato di non essere in grado di raccontarle. 
Confuso, stupido, anti-cinematografico, ignorante, illogico, buonista, qualunquista, irritante e senza idee.

Questo è Tolo Tolo di Checco Zalone.

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