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Inheritance - Eredità

Regia di Vaughn Stein vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Inheritance - Eredità

di alan smithee
5 stelle

Banchieri, politici ed avvocati : alla famiglia americana altolocata dei Monroe non manca proprio nulla:  il padre è un astuto banchiere arricchitosi in chissà quali modalità; il figlio minore è un politico rampante impegnato a farsi eleggere al Congresso; la figlia, di un paio d'anni più grande, è un avvocato scrupoloso e di successo che, tuttavia, si batte per difendere le vittime di soprusi, più che i magnati che li hanno defraudati ed ingannati:  per questo costei da anni ricopre il ruolo della ribelle, avendo anche avuto l'ardire di sposare un uomo di colore, in sprezzo alle volontà paterne.
Quando il capo famiglia muore improvvisamente per un infarto, all'apertura del testamento, la figlia risulta praticamente tenuta da parte, a vantaggio del figlio maschio.
Tuttavia, per volontà del defunto, le viene consegnato, assieme al poco denaro a lei destinato, una busta contenente una chiave ed alcune informazioni scritte dal padre solo per lei.

La vera eredità ricevuta si rivelerà un fardello difficile da gestire sia materialmente, che moralmente, ed avrà come riferimento l'irresistibile ascesa del padre, non avvenuta in solitaria come tutti ormai credevano, ma assieme ad un coetaneo intelligente e dotato non meno di lui, ma, diversamente da lui, dotato anche di sentimenti e di una moralità che al ricco manager ormai defunto è sempre venuta meno.
Si fa forte di un incipit incalzante, questo Inheritance - secondo film del regista Vaughn Stein dopo Terminal - thriller familiare che sonda nel torbido di un passato ripulito e letteralmente sotterrato tra le fondamenta di un regno dorato ottenuto scaltrezza e disprezzo per il rispetto altrui. Poi, nel corso degli eventi, che non è bene anticipare in questa sede, il thriller si ingolfa un po', soprattutto una volta svelata la sorpresa, ingarbugliandosi tra i vari livelli di specializzazione dei tre manager della famiglia Monroe, ovvero tra cavilli finanziari, legali e politici che sviano sin troppo dal dilemma morale che sconvolge la protagonista, anche lei un po' troppo puerilmente divisa tra un codice comportamentale tutto all'insegna della buona fede, per trasformarsi nel contempo in una carnefice non meno efficace di quanto lo fu suo padre nei confronti del proprio carceriere, una sorta di grillo parlante scomodo e, proprio per questo, da tenere nascosto e nell'oblio più sconfortante.

Tra gli interpreti spicca, per energia e determinazione, la tutt'altro che fragile, per quanto esile, Lily Collins, mentre nel ruolo dell'uomo "a sorpresa", l'ex comico Simon Pegg si presenta, esteticamente ma anche espressivamente, come un clone in versione seria dello scienziato di Ritorno al futuro interpretato da Christopher Lloyd:  il suo è un personaggio molto a rischio, che si sgretola man mano che la sua figura viene a giustificarsi, rivendicando il tempo perduto a seguito della crudele sepoltura.
Nel ruolo della vedova del banchiere, nonché assennata madre attiva in iniziative benefiche, troviamo la sempre bellissima Connie Nielsen, giunonica valchiria danese che non perde smalto né fascino.
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