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Il buco

Regia di Galder Gaztelu-Urrutia vedi scheda film

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La recensione su Il buco

di Antisistema
5 stelle

Pur non amando particolarmente i film di genere, alla fine i miei tre preferiti sono il western, il giallo ed quello carcerario, quindi questo Buco di Galder Gaztelu Urrutia (2019) di cui tanto se ne è fatto un gran parlare, non poteva che ricevere la mia attenzione e come ogni fenomeno mediatico s'è rivelato una fregatura alla prova dei fatti. Il budget limitato è visibile dalla limitatezza delle location, una cella spoglia con un rubinetto dell'acqua, con due detenuti e al centro della stanza un grosso buco dove se ci si affaccia si perdono a vista d'occhio il numero abnorme di livelli; una volta al giorno tramite l'apertura dai livelli superiori passa una piattaforma con del cibo, che si ferma per due minuti per poi scendere al livello inferiore, in pratica più in alto sei di livello e meglio alloggi visto che ai piani inferiori il cibo non arriva per niente condannando i detenuti a morire di fame per 30 giorni se non trovano un modo di sopravvivere sino al cambio di livello previsto alla fine del mese. Paragonato a Parasite di Bong Joon-ho (2019) per la metafora sociale evidente, da parte del pubblico e da certa critica, in realtà il film sud-coreano non faceva mai sostituire il testo dal sotto-testo della pellicola, in questo modo creava una molteplicità di significati metaforici nelle immagini, andando ben oltre l'immediatezza superficiale dei parassiti poveri che si aggrappano ai ricchi per sopravvivere,  mentre la pellicola di Gaztelu complice anche la sceneggiatura pedante e didascalica del duo Desola-Rivero, incappa nell'errore di spiattellare in faccia allo spettatore tutta l'evidente metafora della prigione sotterranea verticale, con il vecchio Trimagasi (Zorion Eguileor) a fare da cicerone per il neo-arrivato Goreng (Ivan Massaguè), trasformandosi nel giro di un minuto da un personaggio in un vero e proprio spiegone vivente ambulante, ogni parola che egli proferisce è un ammasso di informazioni non solo sul luogo, ma anche sul significato sociale e metaforico (come se non fosse già evidente nel suo semplicismo) della struttura e delle regole poste alla base di essa, i detenuti dei livelli superiori si ingozzano di cibo , preoccupandosi poco e nulla di chi soggiorna ai livelli inferiori, con il risultato di condannarli a morte del fame, nonostante magari il mese prima abbiano trascorso del tempo ai livelli inferiori dove non arriva niente. Non soddisfatti di ciò, il vecchio detenuto ci offre anche dissertazioni "dei poveri" in merito all'antropologia umana in situazioni al limite in cui sono adesso, aggravando di verbosità la pellicola con delle analisi immediate e intuibili da parte dello spettatore, non arrivando a dire nulla di interessante come personaggio in sè, nonostante il carisma dell'attore che in fin dei conti risulta il migliore di tutto il film. 

scena

Il buco (2019): scena


Il Buco soffre di un soggetto che soffre di uno sviluppo pedante, ripetitivo e dalla scarsa espansione dell'idea di base, che gira sempre intorno al concetto di individualismo dell'essere umano e della sua incapacità di sviluppare una solidarietà in modo da razionare il cibo e farlo arrivare a tutti i livelli. Dopo mezz'ora la pellicola ha offerto tutto quello che aveva da dire, così che viene l'idea di come l'opera potesse rendere molto di più se sviluppata come un corto-mediometraggio, piuttosto che in un film da 90 minuti dove passata 1/3 della durata sia gli sceneggiatori che il regista tirano a campare sino ai 20 minuti finali, con ulteriori "spiegoni-ambulanti" che ribadiscono i concetti già ripetuti in precedenza, con scene "oniriche" dove il vecchio (arridaje!) nuovamente ci espone le sue idee ciniche sulla natura dell'essere umano virata totalmente all'egoismo e alla sopraffazione da parte dei forti sui più deboli, dove chi sta in alto nella scala sociale, ignora totalmente chi sta al di sotto nella distribuzione delle risorse, mentendo integro questo ingiusto sistema, tanto che se uno dei piani inferiori salisse a quelli superiori alla fine si comporterebbe nel medesimo modo, alimentando questo circolo vizioso infinito. Gaztelu riesce a creare talvolta delle inquietudini tramite una paio di scene d'impatto contro i tabù della morale, con una forte claustrofobia ed una sfiducia palpabile crescente nel protagonista, anche se fa uso molto del campo e controcampo, spingendo poco sulla scenografia verticalistica della prigione, però insieme ai suoi sceneggiatori pur esprimendo dei concetti interessanti, lo fa in una forma filmica pedante, logorroica e didascalica, tramite degli spiegoni esaustivi, che i detrattori dei film di quel piccolo genietto di Christopher Nolan, dovranno ricredersi visto che a confronto di quest'opera le opere del regista inglese hanno una sobrietà tutta bressoniana, vedere per credere; il cinema di impegno civile non può ridursi a un esposizione meramente testuale delle storture del mondo, ma ha bisogno accanto alla denuncia di veicolare essa tramite una costruzione delle immagini di chiara matrice cinematografica, altrimenti tanto vale che in tal caso mi vada a leggere Il Capitale di Karl Marx in merito alla produzione delle risorse e la distribuzione di esse, dove tali concetti sono espressi in modo molto più articolato e profondo rispetto alla semplicità disarmante di quest'opera spagnola, dove poi nel finale invece di puntare su un'intuizione corretta del messaggio, si perde in un finale metaforico-religioso alquanto ridicolo e che depotenzia in fin dei conti tutta l'opera, che sino a quel momento poggiava molto sulla "materialità" delle cose, così finendo con il palesare ulteriori limiti quando tenta di emanciparsi dall'immediatezza del messaggio, per andare su territori onirici e simbolici, mostrando pesanti incertezze da parte del regista. Per un pubblico di bocca buona, la suddetta opera lo farà sentire più intelligente e gli farà credere di star vedendo qualcosa di impegnato, quando in realtà è mero intrattenimento su cui non vale la pena spingersi in particolari analisi o esegesi profonde. 

 

scena

Il buco (2019): scena

 

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