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Tenet

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Tenet

di Leman
3 stelle

È bello? È brutto? Alla fine con Nolan dipende sempre dai punti di vista.

John David Washington

Tenet (2020): John David Washington

PARTE 0 - Prologo 

 

Il Quadrato del Sator è un’iscrizione latina formata da 5 parole che disposte assieme all’interno di una matrice quadrata formano un palindromo. Che voi guardiate le 5 parole disposte da sinistra verso destra e viceversa o dall’alto verso il basso e viceversa, riuscirete sempre a leggere in fila tutte e 5 le parole. Potete provare a stare lì per ore a vedere se ciò è esatto, ma tanto alla fine non farete altro che leggere le stesse 5 parole più e più volte. Potete stare lì ore anche a riflettere su quale sia l’origine di tale palindromo. Potere chiedervi se l’origine sia la parola Tenet piazzata sempre nel mezzo o le varie lettere che compongono le altre parole. Allo stesso modo nella visione di Tenet vi chiederete quale sia l’origine da cui parte la trama del film, ma la realtà è che il punto di origine è lo svolgimento stesso della pellicola. Più che un palindromo il film di Nolan è un’opera circolare dove i fili narrativi si ricollegano tutti solo una volta che il cerchio si è chiuso. 

Il Quadrato di Sator è importante alla comprensione del significato del film, quindi lo riprenderemo alla fine.

Perché ciò che è importante all’interno del film non è tanto l’idea del palindromo, che ritorna nella sceneggiatura a metà film per poi passare in secondo piano, quanto proprio l’idea stessa del tempo, tema cardine del cinema di Christopher Nolan, che sarà il vero e proprio protagonista della pellicola. 

Dietro a questo film c’erano enormi aspettative, dovute anche a dei trailer che svelavano poco sullo svolgimento dell’opera, ma tanto sul tono che essa avrebbe avuto. Stiamo parlando del nuovo film del regista Christopher Nolan, forse il più amato tra i creatori di mondi del nuovo millennio cinematografico. 

Il film nasceva già come evento e la venuta del Covid non ha fatto altro che rafforzare l’attesa da parte del pubblico. Ho già ampiamente esposto in un post uscito l’altro giorno tutti i pregi e i difetti del cinema di Nolan, quindi non parleremo di come il film si inserisce all’interno della sua filmografia. Sapete quindi che ho amato molto buona parte dei film di questo regista, ma ne ho anche odiati un paio. La domanda che in molti si pongono è se il regista sia riuscito a portare a casa un’opera compiuta e con una sua poetica. 

Di questo ne possiamo parlare, anche perché probabilmente di questo film ne parleremo per un bel po’ di tempo. 

La recensione non contiene spoiler, ma ci saranno comunque alcune parti che potrebbero farvi intuire molte scene del film.

 

Elizabeth Debicki

Tenet (2020): Elizabeth Debicki

PARTE 1 - Trama e Narrazione 

 

Già dai trailer si poteva intuire l’intenzione di Nolan di inserire il tema del palindromo all’interno del suo film. In molti si chiedevano in che modo avrebbe inserito questo concetto all’interno della struttura narrativa e possiamo dire che il pregio più grande del nuovo film di Nolan è proprio l’originalità della narrazione, che riesce a scombinare la sceneggiatura in modo simile a quanto fatto dallo stesso regista in Memento. Per quanto il film a livello iconografico si rifaccia molto allo stile e ai toni di Inception, gli intenti sono più che altro quelli di replicare gli stessi discorsi sul tempo e sulla percezione del secondo film del regista inglese. Al suo interno Tenet contiene la voglia di creare momenti spettacolari e memorabili di Inception, ma contiene soprattutto la stessa narrazione disorientante di Memento.

Gli attori a livello visivo sono tutti azzeccati. Il duo composto da John David Washington e da Robert Pattinson funziona e i due dimostrano un’ottima chimica, sia nelle scene dialogate che in quelle d’azione. L’interesse amoroso è la bellissima Elizabeth Debicki, donna ferita nell’animo e nel corpo che cercherà nella vendetta la propria rivalsa sulla violenza misogina del cattivo. Il villain è il criminale russo interpretato da Kennet Branagh, un venditore di armi dagli inaspettati intenti che metterà il Protagonista senza nome in difficoltà durante tutto il corso della pellicola. La stessa idea di inventare un protagonista senza un’identità funziona e rafforza molto il significato del film. 

Lo sviluppo della narrazione a molti potrà sembrare forzato, ma in realtà Nolan vuole fin dall’inizio replicare quel clima di estraniamento in cui il Protagonista si ritrova ad agire. Ogni scena anticipa ciò che verrà dopo, in un susseguirsi di intuizioni temporali che porteranno lo spettatore a tenere a mente tutti i pezzi del puzzle per ricollegarli una volta raggiunta la fine del film. 

L’opera di Nolan scorre liscia da un’ambientazione all’altra, in un’alternanza di dialoghi tra i personaggi e di scene d’azione in cui il regista si divertirà a inserire una moltitudine di dettagli che assumeranno un altro significato col proseguimento della vicenda. Come al solito il regista, stavolta non accompagnato dal fratello in sede di scrittura, dedicherà molta attenzione al crearsi di snodi narrativi che andranno poi a ricollegarsi in un finale che sembra quasi introdurre a un nuovo inizio. Probabilmente non mira ad aprire una porta per un ipotetico seguito, ma ci fa comunque comprendere come tutto quello a cui abbiamo assistito sia in realtà il culmine e allo stesso tempo l’inizio di un disegno molto più grande a cui probabilmente non avremo mai l’occasione di assistere. Come ci fa capire il film, l’evento più importante non è quello avvenuto, ma quello sventato, perché dietro a quest’ultimo c’è un intero mondo di avvenimenti a cui non siamo destinati ad assistere. 

Il nostro mondo è costituito da tragedie sventate che passano in sordina e da tragedie avvenute che diventano servizi televisivi. L’importante non è il “cosa”, non è ciò che sta dietro a quelle tragedie. Tutto ciò che ci importa è il “come”, ovvero cosa ha portato ad esse e cosa avrebbe potuto fermarle. 

Per Nolan il “come” è importante, mentre il “cosa” è solo un superfluo insieme di dettagli. 

 

John David Washington

Tenet (2020): John David Washington

PARTE 2 - La Tecnica 

 

In un’opera complicata e desiderosa di esserlo come Tenet le due cose più importanti sono senza dubbio la regia e il montaggio, che in film come questo sono più importanti della sceneggiatura. Attraverso la regia il regista deve dare il dettaglio, alle volte anche breve, che deve rimanere impresso nella mente dello spettatore per ritornare successivamente. 

Se metti in scena un film che parte dall’idea che certe cose che devono ancora avvenire scandiscono ciò che avviene nel presente la cosa più importante è creare un montaggio che riesca a creare una correlazione di causa ed effetto che possa rendere chiara allo spettatore la natura unica di queste sequenze. 

Per questo film possiamo dire che Nolan non ha badato a spese. Centinaia di milioni di dollari spesi con lo scopo di stupire lo spettatore nello stesso modo in cui anni prima ci stupì con Inception. La cosa più memorabile del comparto tecnico è senza ombra di dubbio l’utilizzo di numerosi effetti speciali pratici. Addirittura in una sequenza con protagonista un aereo si dice che Nolan abbia fatto schiantare decine di aerei per realizzarla nel modo migliore possibile. L’utilizzo della computer grafica ovviamente è molto più presente per permettere la coesistenza di elementi lineari e non lineari all’interno della stessa scena. È un lavoro di sovrapposizioni, rewind e velocizzazioni molto difficile da descrivere a parole, che può essere goduto al pieno del suo potenziale esclusivamente al cinema. 

Al di là del giudizio di qualunque persona, che può essere positivo o negativo, non si può negare che Tenet sia un’opera da vedere al cinema. Non solo per supportare economicamente le sale in un momento di difficoltà, ma anche perché stiamo parlando di un film che è in grado di suscitare infinite discussioni, dovute anche al suo essere un prodotto completamente atipico rispetto al panorama del blockbuster contemporaneo. 

 

Dimple Kapadia

Tenet (2020): Dimple Kapadia

CONCLUSIONI - E Quindi? 

 

Da questa recensione abbiamo quindi capito che cosa rende Tenet l’evento più importante di quest’estate. 

Tenet è un film che porta avanti il tentativo di Christopher Nolan di creare una forma d’intrattenimento d’autore apprezzabile dalle masse. 

C’è una ricerca estetica nella regia, un approccio originale al montaggio, una non linearità nella narrativa molto difficile da trovare nei film d’intrattenimento ad alto budget e tante altre belle idee. Ci sono effetti visivi fatti benissimo e dei attori con le facce giuste per la loro parte. È quindi un film unico nel suo genere, che di sicuro difficilmente si può paragonare ad altri prodotti d’intrattenimento usciti negli ultimi anni. 

Ma c’è qualcosa che non va. 

Perché le due stellette? 

Questa sembra essere una recensione di un grande film, non ho fatto altro che tesserne le lodi.

La realtà è che nonostante i suoi tanti pregi, a me Tenet non è per nulla piaciuto. Vederlo è stata un’esperienza che ha messo a dura prova la mia pazienza e più volte non ho fatto altro che desiderare che finisse. Per capire il perché dietro a questo mio pensiero dobbiamo però ritornare indietro, per capire cosa ho tralasciato nel descrivervi le qualità di quest’opera. 

E visto che parlavamo di palindromi...

 

Robert Pattinson, John David Washington

Tenet (2020): Robert Pattinson, John David Washington

PARTE 2 - La Tecnica

 

Non si può negare il tentativo da parte di Nolan e della montatrice del film di creare un montaggio con un tocco originale e unico. Non si possono negare le difficoltà davanti alle quali si sono ritrovati per fare questo duro lavoro. Si può invece negare che il montaggio da loro pensato sia a tutti gli effetti soddisfacente. 

Il montaggio di Tenet rende tutta quanta l’esperienza completamente anticlimatica e a tratti veramente pesante da sopportare. Quest’idea dell’unione di elementi lineari ed elementi che vanno al contrario è realizzata in modo decente, ma toglie alle scene d’azione qualunque tipo di coinvolgimento, rendendole interessanti a livello visivo, ma completamente piatte e difficili da seguire. Quando poi il film si ricollega a scene che abbiamo già visto capiamo subito dove vuole andare a parare e quindi il coinvolgimento in tali scene è sotto lo zero, perché le abbiamo praticamente già viste. 

Il regista cede in più momenti al manierismo più totale, portando le scene a risultare eccessivamente goffe e auto indulgenti. Molte sequenze sono forzate in quanto non sembrano essere state create per seguire il flusso della narrazione, quanto piuttosto per compiacere l’ego del regista e soddisfare i desideri della sua cerchia di ammiratori. Chi invece come me ama Nolan ma non lo venera, non potrà fare altro che pensare a come molte scene eccessivamente caricaturali contengano degli eccessi fini a se stessi. 

È bello vedere un aereo schiantarsi e sapere che ne hai fatti schiantare un centinaio per fare quella scena, ma se poi le ragioni dietro a quello schianto non hanno alcun senso non posso fare a meno di vedere la sequenza come uno spettacolo fine a se stesso, che è l’ultima cosa che mi aspetto da un regista come Christopher Nolan. Da lui mi aspetto il passo più lungo della gamba, ma non pensavo di assistere a uno spettacolo d’intrattenimento "mordi e fuggi" che può essere goduto molto di più a cervello spento, ignorando tutti gli spiegoni pseudo-fantascientifici e i passaggi oscuri del film. In certi momenti tutto scoppia come in un film di Michael Bay e nonostante il livello registico sia innegabilmente superiore, il contenuto di tali scene non è molto distante dal manierismo irritante del regista di Transformers. Ciò che differenzia Tenet da un qualunque film di Michael Bay è che le scene d’azione sono limpide come l’acqua, ma il problema vero sta nel montaggio che collega tutte le sequenze del film. Tutti i segmenti che compongono l’opera non sembrano formare un disegno omogeneo, ma piuttosto sembrano divisi in modo da confondere volutamente lo spettatore per distrarlo dal vuoto della storia. 

La velocità con cui si passa da una scena all’altra, da una scena d’azione all’altra, da un dialogo all’altro e in generale da un’inquadratura all’altra alle volte portano lo spettatore a chiedersi se sia stato lui a perdersi scene importanti per la stanchezza o se sia il film a correre a mille senza mai prendersi un minuto per riposare. 

Per la prima volta durante un film di Nolan ho provato fastidio dovuto a dei dettagli visivi che non mi sono piaciuti. La monotonia delle scene di dialogo non è dovuta alla recitazione degli attori, quanto proprio alla banalità delle inquadrature. Ogni dialogo del film segue le regole del campo-controcampo. Ci sono scene che durano più di 3 minuti dove assistiamo a un continuo campo-controcampo che sembrano uscite da un seriale televisivo più che da un film di Nolan. In particolare c’è una scena dove un personaggio picchia un altro personaggio e non vediamo mai i due nella stessa inquadratura. Ciò rende la scena non solo ridicola, ma anche abbastanza nauseante da vedere.

L’elemento più fastidioso però è senza dubbio l’aspetto sonoro della pellicola. Se davanti ai suoni finti dei pugni mi sono più volte ritrovato a ridacchiare, la colonna sonora di Ludwig Göransson mi ha disturbato durante tutta la visione. 

La colonna sonora di Tenet è l’equivalente di quel ragazzino alle scuole medie che si divertiva a nascondersi dietro le tue spalle con una tromba per strombazzarla nelle tue orecchie più volte nel corso della stessa giornata, fino a farti provare l’istinto omicida di prendere quella tromba e usarla contro il ragazzino in modi molto poco educati. Ci sono diversi momenti in cui i dialoghi vengono accompagnati da questi organi che suonano sempre la stessa nota, distraendoti e facendoti quindi uscire dall’atmosfera del film. Se già la storia è difficile da seguire, la colonna sonora soffocava molto spesso le sequenze, rendendole ancora più pesanti. 

Non mi aspettavo di avere così tante incertezze sul livello tecnico di un film di Christopher Nolan, ma la cosa peggiore non sono tanto gli errori di tecnica quanto la confusione intrinseca nella sceneggiatura del film. 

 

John David Washington

Tenet (2020): John David Washington

PARTE 1 - Trama e Narrazione

 

Non so dirvi se la trama di Tenet contenga dei buchi di sceneggiatura. Non credo che al suo interno ci siano delle incoerenze o delle cose che non tornano. Posso dire che tutte quante le esposizioni legate al funzionamento del meccanismo temporale mi sembrano abbastanza campate per aria. Non c’è una reale ragione dietro al funzionamento di tale abilità usata dai personaggi del film. Non si capisce se la cosa sia legata a specifici oggetti o a specifiche persone e non verrà mai data una spiegazione dietro all’esistenza del meccanismo che dà vita alla trama del film. In ciò non ci sarebbe nulla di male, ma Nolan come al solito cerca di spiegare in ogni modo possibile il funzionamento di tali intrighi temporali attraverso monologhi che non fanno altro che confondere le idee ulteriormente. La "reversione temporale" avrebbe funzionato se fosse stato un McGuffin da cui far poi partire la narrazione del film, ma arrivati a un certo punto la quantità di informazioni date è talmente alta da farti capire che il film ruota proprio attorno a quello.

Poi lasciatemi dire una cosa. In molti hanno detto che la trama del film è difficile da seguire perché complessa. In molti hanno detto che una seconda visione è necessaria per comprendere appieno tutto il disegno del film. La verità è che finita la visione di Tenet, ti rendi conto che la trama del film è di una linearità disarmante. Nelle prime scene del film non capivo nulla di quello che stava accadendo perché pensavo che poi durante il film avrebbero spiegato i punti bui che non mi tornavano, ma invece erano proprio le sequenze ad essere confuse e fin troppo veloci. Quindi quando poi ho ricollegato tutte le scene alla fine del film, mi sono reso conto che molte di esse erano confuse anche conoscendo tutti i segreti della sceneggiatura che non conoscevo all'inizio.

Sono in molti a non comprendere la differenza tra un film complesso e un film confuso. Un film complesso ad esempio è The Prestige, che ha una trama facile da seguire ma dai temi e dagli sviluppi complessi e articolati. La difficoltà nel comprendere il film sta proprio nella profondità dell’intreccio e dei temi trattati. Come anche in film di Nolan che ho apprezzato di meno come Inception, dove però c’è comunque un intreccio complesso che intrattiene. 

Tenet invece è un film confuso perché prende una storia lineare e attraverso dialoghi forzatamente criptici e alcuni passaggi scientifici sul tempo volutamente incomprensibili, riesce a confondere lo spettatore facendogli pesare la narrazione con la scusa che tutto tornerà successivamente. 

Si assistono a decine di scene stranianti e con un filo conduttore molto debole che tentano di far sembrare il film più complesso e intelligente di quello che realmente è. A visione finita ci pensi e ti rendi conto che è la solita storia degli eroi che devono salvare il mondo dalla distruzione e dal russo cattivo. C’è qualche casino temporale di mezzo per complicare un po’ di più le cose, ma non ci vuole molto a comprendere quello che è successo. Rivederlo probabilmente potrebbe anche portarmi a perdere quel fascino che il film poteva avermi suscitato inizialmente. Nolan cerca di rendere più pesante l’esperienza per farti credere di stare assistendo a un film più complesso, ma in realtà appena ci pensi su tutto quanto appare abbastanza lineare.

Tutti i personaggi sono sagome di cartone senza alcuno spessore. Per molti critici sono volutamente piatti in quanto devono rappresentare dei concetti più che dei personaggi, ma la loro scrittura mira palesemente a creare dei caratteri più credibili, che invece a causa della confusione della narrazione e della banalità del soggetto appaiono piuttosto superficiali e privi di caratteristiche interessanti. Così come alcuni temi come la violenza sulle donne o l'affezione verso qualcuno che si ama, che vengono accennati ma poi lasciati lì. Il cattivo russo interpretato da Kenneth Branagh poteva essere un personaggio interessante, ma è fin troppo caricaturale per essere credibile. Parla sempre utilizzando aforismi irritanti e che non portano a nulla. Il suo accento russo nel doppiaggio italiano è abbastanza imbarazzante e a quanto dicono alcuni pure in lingua originale è molto forzato. Il Protagonista senza identità ha una faccia adatta al tipo di personaggio, ma è privo di qualunque tipo di caratterizzazione. L'apparizione fugace di Michael Caine sembra più un cameo piazzato lì per inserire l'attore e sinceramente non ne capisco la necessità. Inoltre anche i personaggi di Pattinson e della Debicki avevano potenziale, ma il loro background è narrato da Nolan in maniera troppo distaccata per poterci empatizzare. In generale la storia è narrata con un registro molto freddo e non suscita alcun coinvolgimento emotivo. Come spettatore sei più interessato a vedere come Nolan giustificherà tutte le cose che non ti tornano più che a vedere come finisce la storia. 

Arrivati alla fine del film Nolan si rende conto di non avere spiegato alcuni passaggi oscuri della trama e quindi nel suo ultimo dialogo un personaggio spiega al protagonista tutto ciò che noi ancora non sapevamo. Nolan perde quindi l’occasione di sorprendere lo spettatore, sbattendogli in faccia tutto ciò che gli serve per comprendere la trama del film. 

La sceneggiatura a me è sembrata un esercizio di stile vuoto e a tratti incomprensibile reso volutamente più confuso per far sentire più intelligenti gli spettatori abituati a blockbuster più semplici di questo. Quando in verità non serve un genio per capire quello che succede, basta ascoltare i numerosi dialoghi di esposizione che ti spiegano praticamente ogni cosa che è accaduta all’interno del film. 

 

Io posso dire che guardando Tenet ho provato totale apatia nei confronti della storia e dei personaggi. Non appena ho capito dove il film voleva andare a parare non dico di aver perso l’interesse nel film, ma comunque non mi ha mai realmente affascinato o intrigato. Anzi, alcune scelte di scrittura mi sono sembrate delle banalità mascherate da colpi di genio. Come le motivazioni del cattivo, che ascoltandole sembrano chissà quanto profonde, ma poi si possono riassumere in “il mondo fa schifo”. È stata però proprio il modo in cui la storia viene narrata a rendere pietosa l’esperienza, che secondo me offre pochi (e poco interessanti) spunti di riflessione. 

Una forma di intrattenimento abbastanza bambinesca e immatura che da Nolan non mi sarei mai aspettato. 

 

Robert Pattinson, John David Washington

Tenet (2020): Robert Pattinson, John David Washington

PARTE 0 - Epilogo

 

Ritorniamo quindi al Quadrato del Sator, perché dietro ad esso c’è forse l’unica riflessione filosofica del film. 

Il Quadrato è formato da 5 parole: Sator, Arepo, Tenet, Opera e Rotas. 

Sator (presente nel film in quanto cognome del villain) significa “seminatore” e in senso figurato si pensa rappresenti il dio romano dell’agricoltura, Saturno. Nella cultura romana rappresenta comunque il concetto della creazione. 

La parola Tenet può significare anche “guida” e infatti esso all’interno del film guida in un certo senso le azioni del Protagonista. 

Le altre tre parole sono inserite all’interno del film attraverso brevi citazioni e frasi connesse alla vicenda. Avrei preferito che fossero inserite in maniera più marcata, invece sono gettate allo spettatore perlopiù in modo casuale. 

Ho cercato diverse interpretazioni del Quadrato del Sator che potessero ricollegarsi al film e ne ho trovata una molto interessante. Seguendo l’ordine dal basso verso l’alto e da destra verso sinistra esce fuori una sequenza delle 5 parole la cui possibile traduzione è “Il seminatore decide i suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino”. La spiegazione a questa frase secondo molti latinisti sarebbe che l’uomo ha la facoltà di decidere le scelte da compiere nel corso della propria vita, ma il grande disegno universale del destino di ognuno è nella mano di una forza universale che può essere identificata come un dio o come il fato stesso. 

Verso il finale del film ritorna molto quest’idea che esista un grande disegno che deve essere rispettato per evitare l’eventuale compimento di tragedie come quella che i personaggi tentano di sventare nel corso del film. Nolan quindi cerca di mandare allo spettatore il messaggio che il tempo stesso altro non è che un infinito disegno della realtà e del destino di ognuno di noi, che deve essere rispettato per mantenere l’ordine e la sicurezza dei propri amati. 

Nolan ci invita quindi ad accogliere l’idea del nostro destino a braccia aperte in quanto il nostro tempo è segnato e non possiamo fare niente per fermarlo, ma allo stesso tempo il regista ci invita a non sprecare quel tempo e a pensare sempre che la fine di una parte della nostra vita sia in realtà l’inizio di qualcosa di più grande. 

Una serie di concetti di sicuro molto interessanti e profondi, che però dovevano essere espressi attraverso una sceneggiatura più compatta e meno manierista. 

Tenet ad oggi è probabilmente il peggior film di Nolan e dalle reazioni degli spettatori in sala non credo che accontenterà tutti quelli che lo attendevano con ansia. Non posso fare altro se non consigliarvi di andare a vederlo, perché come vi ho già detto questo è un prodotto molto interessante da discutere e molto importante per la riapertura delle sale. 

Guardate Tenet. Se proprio non volete vederlo andate comunque a vedere qualcosa al cinema. Qualsiasi film, anche quello apparentemente meno interessante. 

Le sale ne hanno bisogno. 

Il cinema ne ha bisogno. 

Noi ne abbiamo bisogno. 

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