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Gli anni più belli

Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film

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La recensione su Gli anni più belli

di Furetto60
5 stelle

Commedia corale di Muccino, scimmiotta maldestramente Scola e Risi. Buona comunque la prova del prestigioso cast

 L'ultimo film di Muccino, che parole sue sarebbe il suo migliore film, figuriamoci gli altri, racconta la storia di un gruppo di amici, Giulio, Gemma, Paolo e Riccardo le cui vicende coprono un arco di 40 anni esattamente dal 1980 ad oggi. Mescolando incautamente la trama, con alcuni filmati d'archivio o ricostruzioni di eventi chiave di questi ultimi quarant'anni, dalla caduta del muro di Berlino a Mani Pulite, dall'11 settembre fino alla nascita del movimento Cinque Stelle, Il film ci racconta le vicende di questi quattro personaggi. Conosciamo così Gemma alias Micaela Ramazzotti una ragazza, e poi una donna fragile , rimasta orfana a 16 anni che si ritrova a dividere nel corso degli anni il suo amore tra due grandi amici come Paolo e Giulio. Poi appunto Paolo alias Kim Rossi Stuart, ragazzo onesto e di buoni sentimenti, con la vocazione per l’insegnamento che vive a casa con un pappagallo, sognatore e ingenuo, pieno di autentiche speranze anche rispetto al suo ruolo di professore.    Stessi ideali che lo accomunano a Giulio alias Pierfrancesco Favino, perlomeno all’inizio. Lui, figlio di un gommista, è il più indigente del gruppo, ma presto riscatta le sue umili origini diventando un brillante avvocato, un legale inizialmente disposto a difendere i deboli, gli squattrinati che non si possono permettere un legale e devono ricorrere a quello ”d’ufficio” per poi diventare col tempo, uno squalo avido,e amorale, sposerà per interesse una donna fedifraga, figlia di un losco uomo d’affari. Infine c'è Riccardo alias Claudio Santamaria, soprannominato 'Sopravvissù' perché sopravvissuto a un proiettile vagante durante una manifestazione politica, in cui è capitato per puro caso. Anche lui come Paolo è un vero sognatore vorrebbe diventare scrittore, ma in buona sostanza è un fallito, senza soldi. Il matrimonio con Anna alias Emma Marrone, alla sua prima volta da attrice, dalla quale ha un figlio, è per lui l’ennesima sconfitta, presto viene abbandonato dalla consorte al suo destino di miseria. Gli anni più belli", dichiarato omaggio a "C'eravamo tanto amati" di Ettore Scola, a parer mio è più che altro una maldestra e sbiadita fotocopia riveduta e scorretta del capolavoro di Scola, con rimandi più o meno palesi a "Una vita difficile" di Dino Risi e in generale un tentativo goffo di mettersi sulle orme della nobile tradizione della commedia all'italiana, dopo una durata fiume di oltre due ore e dopo parecchi sbadigli, si chiude con un messaggio di pacificazione: i dissidi, i rancori, le differenze socioculturale, cui abbiamo assistito, cedono il passo a una riconciliazione finale, condivisa da tutti, quel brindisi "alle cose che ci fanno stare bene". In questo racconto corale, che vorrebbe abbracciare quarant'anni di vita italiana Muccino, ancora una volta, è concentrato sulle sue preoccupazioni personali. I suoi personaggi, a differenza di quelli creati da Scola, vedono la Storia passare loro accanto senza che questa abbia alcuna influenza sulle loro vicende. Il cammino di Paolo, Giulio e Riccardo, nell'incrociare la fatale Gemma e le altre donne della vita, è un periglioso sentiero lungo tutte le tappe del dolente percorso di crescita cui il regista ci ha abituato con la sua filmografia: le turbe degli adolescenti, la paura di crescere dei trentenni, la crisi esistenziale dei quarantenni, fino ai bilanci di metà vita dei cinquantenni, vera novità, rispetto alle pellicole precedenti. Nella prima parte la storia affidata ai giovani attori che interpretano i protagonisti da ragazzi, Muccino si trastulla con i soliti cliché del suo cinema, Nella seconda le vicende dei quattro ,con l'ingresso in scena di Kim Rossi Stuart, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria e Micaela Ramazzotti si fanno via, via più complesse, anche se è proprio qui che il regista patisce di più il confronto con il modello Scoliano, I personaggi assomigliano troppo sfacciatamente ai loro illustri predecessori. Paolo, romantico e perdente, è il novello Antonio che allora era Nino Manfredi; Giulio è l'avvocato sceso a patti con la realtà mutata rispetto alle pulsioni rivoluzionarie della gioventù come il Gianni Perego di Vittorio Gassman; infine Riccardo, impegnato politicamente in modo alquanto confuso e sconclusionato, è la versione rivista e aggiornata di Nicola, l'intellettuale " interpretato da Stefano Satta Flores e per finire Gemma ricorda troppo la Stefania Sandrelli divisa dall’amore per Gassman e Manfredi. Ma Muccino non ha lo spessore per fare de "Gli anni più belli" un film che, come quell'indimenticabile capolavoro del nostro cinema, racconti come l'evoluzione del costume e della società italiana, possa crudelmente incidere anche nelle dinamiche dei rapporti d'amore e d'amicizia. Le prove degli attori sono più che sufficienti, ma non bastano a sollevare il livello di un film sostanzialmente inutile.

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