Sembra proprio che Woody Allen stia vivendo una seconda, miracolosa giovinezza. Aiutato ancora una volta dalla bellissima fotografia di Storaro, che questa volta sceglie di "benedire" i protagonisti di una costante e tenue luce crepuscolare, il regista newyorkese ancora una volta narra delle inesauribili contraddizioni e passioni dell'essere umano. Come un tema con variazioni infinito, la filmografia di Allen ha narrato spesso di situazioni simili, uomini eccentrici d'estrazione alto-borghese che incontrano donne naive, o l'opposto. Comunque sia c'è sempre un confronto sulla condizione sociale, una critica severa ma correttamente velata sul jet set hollywoodiano, sui giovani rampanti affascinati da un mondo di ricchezza ma effimero ed ignorante, costretti quasi ad una "disperata felicità".
Un giorno di pioggia a N.Y. ha dei lontani profumi alla Eyes Wide Shut. I due protagonisti (Timothée Chalamet ed Elle Fanning, eccellenti entrambi) vagano in una piovosa New York quasi costretti da situazioni opposte, uno romantico ed inesperto, colto giocatore d'azzardo che ama i piano bar, e l'altra affascinata da un mondo cinematografico capriccioso e rumoroso quanto superficiale, vivendo come in un sogno che a fine giornata sarà rivelatore sui desideri e le ambizioni di entrambi.
É notevole come Allen riesca con maestria, senza mai sfociare nel volgare (come invece purtroppo ha fatto Louis C.K. nel dimenticabile I Love You, Daddy), a giocare con tutti questi elementi componendoli ogni volta in modo diverso da risultare comunque nuovo.
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