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Un giorno di pioggia a New York

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Un giorno di pioggia a New York

di Malpaso
5 stelle

Un Woody Allen manierista e poco ispirato.

La recensione che segue la trovate anche sul mio blog.

 

Nel cinema di Woody Allen è nota a tutti la ricorrenza, lungo i decenni, degli stessi temi e strutture narrative che, mascherate di volta in volta con situazioni e personaggi leggermente ritoccati, vogliono raccontare i punti saldi del pensiero di un autore sempre fedele a se stesso. Un giorno di pioggia a New York non fa eccezione, pur attestandosi su toni più soft ed una comicità, in alcuni punti, quasi al limite del demenziale.

 

Allen ci racconta una storia di sentimenti e buoncostume attraverso le peripezie di una coppia di giovani “aristocratici” contemporanei, costretti da una serie di casualità e fraintendimenti a passare una giornata nella Grande Mela senza riuscire ad incrociarsi, contrariamente ai loro piani, vedendo quindi la loro relazione messa a dura prova. Come lascia trasparire la trama, il film è impostato sul meccanismo degli incontri fortuiti nella grande città e l’autore non si tira indietro quando c’è da osare nei continui richiami ai più sfruttati cliché del cinema romantico. Il che non dovrebbe costituire un problema, dato che la “pigra inventiva” del regista (in termini di originalità dell’intreccio) è sempre stata equilibrata da una capacità senza pari di sfornare sceneggiature dai dialoghi brillanti e dall’ironia sottile. Purtroppo, ciò non vale in quest’occasione.

 

Un giorno di pioggia a New York è un passo falso nella filmografia alleniana. L’opera presenta delle dinamiche narrative eccessivamente macchinose, con molti risvolti prevedibili o, al contrario, talmente assurdi da far decadere il tutto in un grottesco non voluto, anziché dar forma ai toni surreali a cui, probabilmente, si aspirava. La maggior parte dei dialoghi non sono brillanti come ci si aspetterebbe, bensì grossolani e al limite del ridicolo; da ciò ne consegue comunque un umorismo a tratti sopra le righe, che rende la pellicola effettivamente divertente, ma la sensazione è che non fosse questo l’effetto ricercato da Allen. La comicità è maggiormente data dall’indesiderata piega farsesca del tutto, piuttosto che dalla freschezza della scrittura o delle interpretazioni. Proprio queste ultime, infatti, sono un altro dei grandi punti a sfavore del film: il grande cast, composto da attori dal calibro di Jude Law, Rebecca Hall e Liev Schreiber, è sotto tono, mentre Elle Fanning recita in modo troppo accademico, nella gestualità, nelle movenze e nelle espressioni facciali tirate all’inverosimile. L’unico a salvarsi è il suo co-protagonista, Timothée Chalamet, il quale tiene la scena più che dignitosamente. A loro discolpa, le performance attoriali sono decisamente debilitate da una sceneggiatura che preferisce delineare personaggi e situazioni in modo quasi macchiettistico.

 

La sensazione dominante durante la visione di Un giorno di pioggia a New York è quella di vedere non un film di Woody Allen, bensì un film “à la Woody Allen” fatto da egli stesso; il grande regista vuole giocare coi cliché del genere romantico (il finale è un emblema a questo proposito), ma finisce per farsi sovrastare a sua volta da un enorme impianto narrativo pregno dei più famosi luoghi comuni del cinema romantico e di quello alleniano. Un giorno di pioggia a New York è figlio di uno dei Woody Allen più manieristi e meno ispirati di sempre; eppure, anche in un mezzo tonfo artistico come questo sono riconoscibili momenti di grande commedia sentimentale.

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