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No Time to Die

Regia di Cary Fukunaga vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su No Time to Die

di Marco Poggi
7 stelle

Si chiude un'era di trame rivoluzionarie e sconvolgenti interpretate da un attore, il biondo Daniel Craig, che sarà anche ruvido come James Bond ma non per questo inadatto, anzi.

Con questa pellicola, si chiude un'era di trame rivoluzionarie e sconvolgenti interpretate da un attore, il biondo Daniel Craig, che sarà anche ruvido come James Bond ma non per questo inadatto, anzi. Dal precedente "SPECTRE", che risale a 6 anni fa, ritornano  Lèa Seydoux, nella parte di Madeleine Swan  e Christoph Waltz, nei panni di Ernest Stavro Blofeld, (qui in versione Hannibal Lecter prigioniero alla "SILENZIO DEGLI INNOCENTI"),  ma le novità sono tante, a cominciare da Nomi, la nuova agente 007  dei servizi segreti inglesi impersonata della nera Lashana Lynch, che comunque se la cava nonostate ci faccia un pò male sentire che James Bond è stato spogliayo della sua classica numerazione a doppio zero (anche se è solo un numero, anzi un codice, ma era il nostro codice, ma soprattutto IL SUO). Si riprendono qui certe idee e canzoni da "AGENTE 007 - AL SERVIZIO SEGRETO  DI SUA MAESTA'" mentre il cattivo di Rami Malek, lo sfregiato Safin (il cui nome, in italiano, significa Lucifero) sembra un'evoluzione del Dottor No del preistorico "AGENTE 007 - LICENZA DI UCCIDERE". Film lungo, a tratti fin troppo, che carbura bene dalle scene cubane in poi, quella dove entra in azione Paloma, la bella e un pò buffa Bond girl impersonata da Ana de Armas, che si sarebbe meritato molto più di una scena d'azione, durante un party a sorpresa della Spectre. Finale sconvolgente ma non tanto, se conosciamo il James Bond di Daniel Crag. Diciamolo, se 50 anni fa, la produzione avesse offerto a Sean Connery un soggetto simile a "NO TIME TO DIE", anziché il mesto e prevedibile "AGENTE 007 - UNA CASCATA DI DIAMANTI", sono sicuro che l'attore scozzese avrebbe non solo accettato, ma ne sarebbe stato molto più soddisfatto. Purtroppo, o per fortuna, 50 anni fa, l'agente segreto James Bond era etichettato diversamente da oggi, perché, come diceva in una scena la Riffany Case di Jill St. John, era Superman, anzi, il lupo che veniva sorvgliato dai tre porcellini, anche se faceva picchiare volentieri da due segretarie sexy: Bambi e Tamburino...e stordire da due killer omosessuali. Oggi l'agente 007 James Bond è un eroe più vulmerabile, romantico e  umano di quello del 1971, anche se ammeto che mi mancano le scene più ironiche e gli amplessi con la bella di turno, che, ripeto, qui ha davvero poco spazio nonostante Ana de Armas, come ho detto si faccia valere. Dignitosa la prova dell'intero cast, ma la canzone principale è anonma, o dimenticabile, rispetto al classico "WE HAVE ALL THE TIME IN THE WORLD" di Louis Armstrong che risuona dal film del 1969 per preannunciare un altro finale amaro, solo che Daniel Craig è amato rper questo ispetto allo sfortunato George Lazenby.

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