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Buffalo '66

Regia di Vincent Gallo vedi scheda film

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La recensione su Buffalo '66

di Utente rimosso (Cantagallo)
9 stelle

Vincent Gallo non è un tipo ordinario, dotato di talento eclettico nel 1998 fu sceneggiatore, regista e interprete del lungometraggio "Buffalo ’66", in cui mise non solo la sua faccia spigolosa, ma anche parecchio della sua storia personale. Il risultato fu un film singolare e molto ispirato, che è rimasto una gemma del cinema indipendente americano.

 

Nessuno attende Billy Brown all’uscita dal carcere: innocente, ha scontato 5 anni al posto del colpevole come risarcimento di un debito di gioco troppo oneroso da pagare in denaro. Ora che è di nuovo libero, si accinge a realizzare quella che è diventata la sua ossessione ovvero uccidere il giocatore corrotto che fece perdere la squadra dei Buffalo Bills, causando la perdita della scommessa. Gelo nel cuore e modi bruschi, ma animo sensibile, Billy ha dissimulato la verità su quei 5 anni raccontando ai suoi vecchi di avere un bel lavoro e un matrimonio felice: per l’ultima visita a casa prima di sparire dalla circolazione sequestra una ragazza sconosciuta che dovrà fingersi sua moglie.

 

Il fisico magro e nervoso di Vincent Gallo incarna perfettamente il ritratto di un ragazzo solo, a disagio ovunque e con chiunque. Calma e silenziosa al suo fianco Christina Ricci, fata turchina dalla sensualità dark e materna, anzichè ribellarsi asseconda il desiderio di Billy (accettando di mangiare due piatti di trippa cucinata all’italiana, lei che è vegetariana) e si dimostra sinceramente affettuosa facendogli fare l’agognata "bella figura". Angelica Houston e Ben Gazzara sono spettacolari nella parte degli squilibrati genitori, ma sono molto indovinati anche gli altri personaggi, dall’allibratore Mickey Rourke, alla fidanzata immaginaria del liceo Rosanna Arquette, all’amico tonto che lo aiuta sempre pur rimproverandolo di trattarlo male.

 

Evidente l’estro artistico di Gallo, che filma una storia in bilico tra disperazione e tenerezza, con ispirati in­serti surreali (Layla che balla il tip tap al bowling, gli scatti nel baracchino delle fototessere, la scena allo strip club) e con un gusto per immagini scarne e ambienti al limite dello squallore, riscaldati però da maldestri gesti di affetto nascente. Dialoghi ironici e raffinati sempre sul filo dell’assurdo, recitati splendidamente da un gruppo di attori che ha creduto nel film e ne ha condiviso il mood.

 

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