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Il sale delle lacrime

Regia di Philippe Garrel vedi scheda film

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La recensione su Il sale delle lacrime

di alan smithee
6 stelle

CINEMA OLTRECONFINE
Luc è un ragazzo di provincia che intende recarsi a Parigi per vincere un concorso di ammissione presso una scuola di maestri ebanisti, sfruttando un mestiere che egli ha già in parte potuto sperimentare grazie all'officina di falegname dell'anziano padre.
Timido ma assai attratto dalle donne, Luc incontra per caso proprio a Parigi il giorno del concorso la bella e giovanissima Djemila, alla quale domanda un indirizzo. I due hanno modo di parlarsi e di arrivare a darsi appuntamento al pomeriggio, quando Luc avrà terminato il concorso e potrà dedicarsi alla ragazza.
Ma siccome per il ragazzo la situazione è solo il frutto di una fugace avventura, la ragazza, di principi ben più saldi, non gli si concede e i due si lasciano.
Tornato a casa, Luc incontrerà una vecchia fiamma con cui troverà la strada spianata per una storia improntata sulla reciproca attrazione. Ma il ragazzo non vuole impegnarsi e, richiamato nella capitale grazie al buon esito del suo concorso, sarà ben lieto di sfruttare l'occasione per allontanarsi dalla donna. 

A Parigi l'uomo conoscerà una terza ragazza, che lo ospiterà ma lo coinvolgerà in una enigmatica storia a tre, comprendendo pure un suo coetaneo, inquilino della ragazza, a cui talvolta essa si concede per un rapporto di mera soddisfazione fisica.
Frustrato dalla situazione, addolorato per la perdita improvvisa del padre, che nel frattempo lo ha raggiunto a Parigi per sottoporsi ad esami apparentemente di routine, Luc si troverà addosso un fardello di responsabilità che costituiranno per lui quasi una pena da contrappasso in grado di punirlo per l'egoismo e la leggerezza con cui egli ha inteso organizzare la propria vita privata e sentimentale.

Girato nell'abituale bianco e nero seducente e molto autoreferenziale a cui da anni ormai ci ha abituato Garrel, e che riporta alle atmosfere tipicamente parigine dei tempi dell'intimità scandagliata con ostinazione in molti  film appartenenti alla Nouvelle Vague, il ritorno al cinema (nelle sale francesi, ovviamente) di Louis Garrel con la sua ultima fatica presentata alla Berlinale 2020, si estrinseca con un film nuovamente piccolo ed intimo, che tutto ha tranne l'intenzione di rendersi piacevole, e da cui emerge sovrana la figura scostante, eticamente ambigua e, diciamolo, del tutto antipatica del nostro risoluto e freddo protagonista, le cui lacrime risulteranno avere un effetto tardivo ed inutile nel contesto della propria situazione introspettiva ed affettiva, decisamente più in deficit di quella professionale, avviata invece verso orizzonti più delineati ed ambiziosi. 

Un personaggio controverso e non facile da decifrare, men che meno probabilmente da interpretare e palesare sullo schermo, e a cui dà volto e corpo in modo credibile e coerente un per ora sconosciuto ma promettente Logann Antuofermo, attore che potremo probabilmente ritrovare prossimamente al servizio di altri autori d'oltralpe.
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