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Regia di Liv Ulmann vedi scheda film

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La recensione su Conversazioni private

di Baliverna
8 stelle

Questo film è più che una velleità registica della figlia artistica di Ingmar Bergman. Devo dire, infatti, che è ben diretto, ed è degno del suo sceneggiatore (appunto Bergman). Va seguito con attenzione e costa un po' di fatica, perché è basato sui dialoghi, i quali sono meticolose descrizioni di intricati problemi interiori e sentimentali. Tuttavia lo sforzo è appagante e non ci si annoia mai. E poi siamo lontani dalla maniera e dal cinema d'autore pesante. Anzi, è un'esperienza coinvolgente in cui bisogna calarsi, astraendosi dal mondo circostante.
Quanto all'argomento, il maestro svedese ha voluto raccontare in una sceneggiatura le complesse vicende sentimentali dei suoi genitori: relazione adulterina della madre, troncamento e ritorno in famiglia, vita col marito come tra amici o tra fratello e sorella. Dalle conversazioni della protagonista è evidente fin da subito che il matrimonio non fu d'amore, e quindi le porte verso un'altra storia erano spalancate. Considerata questa situazione, più quella di un padre gelido e gretto, non riesce difficile capire come mai Bergman non riuscisse a credere all'amore o alla felicità coniugale, e neppure all'amore di Dio. A proposito, Dio entra molto spesso nei discorsi dei personaggi, più come interrogativo impenetrabile e come anelito, che come realtà concreta o dato di fatto.
Gli attori sono tutti bravi, specie la protagonista Pernilla August (credibile sia come quarantenne che come diciottenne) e il fedelissimo Max von Sydow. La regista, la pure fedele Liv Ulmann, non si perde in vezzi di regia o tecnicismi, magari nel tentativo di sembrare un talento rimasto nascosto. Inquadra gli attori che parlano con primi piani, e inserisce ogni tanto dei bei scorci paesaggistici della Svezia in estate, o di solitarie vie cittadine. Gli attori li dirige benissimo. Il suo stile nell'insieme funziona bene. Tra i bravi doppiatori - nel caso contrario il film in italiano sarebbe stato un fallimento - si leggono una Lionello e un Manfredi: figli dei celebri padri doppiatori?
Non per ogni serata, ma quando si ha voglia di introspezione e di riflessione questo film ha tutte le carte per piacere. Per gli estimatori di Bergaman in risultato dovrebbe essere garantito.

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