Espandi menu
cerca
L'uomo del labirinto

Regia di Donato Carrisi vedi scheda film

Recensioni

L'autore

SamHookey

SamHookey

Iscritto dal 1 luglio 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci 9
  • Post 1
  • Recensioni 25
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su L'uomo del labirinto

di SamHookey
6 stelle

Carrisi si dà al cine-comic

 

Ricetta per un convincente thriller à la Carrisi:
- ‘coniglietto’ bianco con occhi rossi a forma di cuore (grottesco e inquietante, ancor più se si muove poco: “Donnie Darko” insegna);
- ragazza rapita rinchiusa in labirinto (visto il titolo, pare ovvio e il labirinto fa sempre figo: “Shining”, il Minotauro, ecc. ecc.);
- maniaco da rintracciare (è la base, ma in un film italiano – di oggi – sembra la trovata del secolo);
- enigmi sadici come prove da superare (“Saw” ha pur fatto scuola);
- metropoli americana da fumetto (il richiamo a “Sin City”, anche nella fotografia, è palese; alt, ma è proprio un film italiano? Sì, c’è Toni Servillo);
- detective privato arruffato, sudato e scoglionato in città futuribile (“Strange Days” e “Blade Runner”, ma bretelle e sudore provengono dall’Eddie Valiant di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”; e quest’ultimo sì che di conigli se ne intendeva);
- “Quel motel vicino alla palude” (qui è un bar e non ci sono coccodrilli, ma lo spirito bayou di Hooper è presente);
- un libricino misterioso e un inquietante collezionista di fumetti (strizzatine d’occhio a “La nona porta” e “Unbreakable”);
- fine del mondo imminente annunciata via radio e suggerita da roghi perenni che minacciano la città (“La notte dei morti viventi” e ancora “Blade Runner”);
- cornice che, come ne “La ragazza nella nebbia”, rimanda a “Una pura formalità” (il più bel film di Tornatore: sarà che c’era Polanski);
- infine, Dustin Hoffman con pallina antistress.
Un frullato di citazioni più o meno ambiziose, che potrebbe irritare e tenere alla larga molti. Ma Carrisi rielabora con intelligenza e gusto della narrazione, non prendendosi troppo sul serio e realizzando il secondo vero cine-fumetto italiano, dopo “Lo chiamavano Jeeg Robot” (curioso che entrambi non siano tratti da fumetti). È questa, infatti, la chiave corretta per apprezzare davvero il film: non il thriller alla Dario Argento, ma il noir folle alla “Sin City”. Ironico e accattivante: chi ama i comics e il “Dick Tracy” di Warren Beatty apprezzerà.

 

Valentina Bellè

L'uomo del labirinto (2019): Valentina Bellè

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati