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Voci d'oro

Regia di Evgeny Ruman vedi scheda film

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La recensione su Voci d'oro

di Baliverna
7 stelle

Israle 1990: con l'allentamento delle restrizioni all'espatrio, molti ebrei sovietici emigrano in Israele. Forse che sarebbe stato meglio restare nel luogo natio?

È un'opera che inizia sottotono, ma che lentamente avvolge e coinvolge lo spettatore. Lo stile è abbastanza quotidiano e dimesso; niente enfasi, niente climax, niente suspense. Tuttavia, la vicenda di questa coppia di ebrei sovietici che emigrano in Israele inizia ad interessarci.

All'inizio sono due pesci fuor d'acqua, che si trovano a vivere in una società molto diversa da quella d'origine. Presto iniziano a lavoricchiare qua e là; sono lavori umilianti e mal pagati, oppure che pongono problemi morali e alla vita di coppia, come il famigerato telefono erotico. In quegli anni, si vede, impazzava non solo in Italia. Tuttavia, pare che non riescano mai veramente ad inserirsi ed integrarsi nella società israeliana, e che rimangano, almeno in parte, degli estranei.

Fanno un po' sorridere i film del cinema “trafugati” con la videocamera e doppiati in russo alla meno peggio, che vanno però a ruba al noleggio... Ma questo fatto denota, più che le basse pretese del pubblico, un forte bisogno di accedere al piacere del cinema per una buona parte della popolazione – cioè la comunità di lingua russa – che non può fruire dei film in lingua yiddish, che non è integrata e forse che non vuole integrarsi. Un po' come i protagonisti.

Lo stile dimesso del film è ben condotto ed è comunque una scelta vincente, perché non ci si annoia e si partecipa alla vicenda. Qualche passaggio, tuttavia, è un po' frettoloso, come quello alla polizia e il nuovo lavoro dell'uomo verso la fine. Forse si è voluto contenere la lunghezza del film, ma con 1 ora e 25 di durata non c'era da preoccuparsi.

Un problema che è invece solo dell'edizione italiana è la scelta di doppiare quasi tutto il film, con eccezione di un dialogo con interprete che proprio non si poteva, a meno di non diventare ridicolo. Era più logico doppiare solo la parte in russo, o solo quella in yiddish, ma non entrambe, sì da forzare diversi dialoghi che si poggiano proprio sulla diversità delle due lingue.

Quanto al telefono erotico, infine, apre uno spaccato sulla solitudine presente all'interno di molte coppie, che dovrebbero invece parlare di più e darsi più affetto. Alle volte. chi chiama ha bisogno di quello, non solo di sesso. È anche interessante l'assunto che è impossibile fare la telefonista senza farsi in alcun modo coinvolgere con le persone che chiamano. E molti uomini, mentre non accettano – e giustamente - che la propria moglie lavori al telefono erotico, dall'altra parte non disdegnano una telefonatina quando si presenta la tentazione...

Detto a margine, oggi fa un po' scuotere la testa l'ossessione per le maschere antigas contro le armi chimiche di Saddam Hussein, che poi si sarebbe scoperto non esistere. Ma allora si faceva così.

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