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Jackie Brown

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Jackie Brown

di Furetto60
8 stelle

Ottimo noir di Tarantino. Da non perdere

Jackie Brown, avvenente e matura hostess, con fastidiosi precedenti penali, è costretta a lavorare per una scalcinata compagnia messicana, che la paga poco, però le consente di viaggiare spesso e poter arrotondare, contrabbandando del denaro per conto di Ordelle, alias Samuel L. Jackson, un mercante d'armi e di droga, dal grilletto facile, con a fianco, la svampita Melanie, e il balordo Louis Gara, alias De Niro, da poco uscito di galera. Beaumont, uno dei suoi collaboratori, fermato per possesso di armi, si rivolge a Ordelle che chiama in causa Max Cherry alias Robert Forster, un garante di cauzioni, che fa uscire Beaumont di galera. Ordelle la sera stessa lo va a prelevare con una scusa e lo uccide,  per timore che quest'ultimo, parli dei suoi traffici, ma ormai è troppo tardi. Qualche giorno dopo, Jackie all’arrivo all’aeroporto, è fermata da due agenti speciali del dipartimento anti-frode, che perquisiscono la sua borsa rinvenedo 50.000 dollari di ignota provenienza e una busta contenente cocaina, Jackie è condotta in carcere. Ordell si rivolge nuovamente a Max per pagare la cauzione e Max la conduce a casa, dove lo incontra, ma la Signora,ha mangiato la foglia e previene Ordelle, evitando di fare la fine di Beaumont. Jackie ne passerà delle belle, mettendo in campo  tutte le sue risorse, per uscire indenne, risorse che però non sono poche e abilmente dissimulate, dietro un aspetto spaurito, che ha sviluppato nel corso della sua non facile vita di donna afroamericana, dedita al commercio ovviamente illegale di droga, dovendo contare sempre e solo su se stessa. Jackie è diventata una donna cinica,  perspicace, autonoma e diabolicamente manipolatrice. Differente dai due noir che l’hanno preceduto tarantino stavolta affida alle ellissi e per questo alla ripetizione della scena madre, il suo arco narrativo, come sempre brillante ma anche molto dilatato e, focalizzato sui personaggi, sulle loro relazioni e sulle loro motivazioni. La pellicola  è articolata in sette sequenze essenziali, esclusi ovviamente i titoli che introducono la protagonista e la scena finale in cui Jackie parte da sola da L.A. Si apre con una prima sequenza utile a capire che  Ordelle è individuo pericoloso e privo di scrupoli e in cui vengono esibite  le “location” in cui si muoverà l’azione del film. Nella seconda sequenza Jackie fermata dalla polizia in aeroporto, non parla e finisce in galera, tirata fuori da Ordelle tramite il garante di cauzioni Max, è consapevole che Ordelle è il problema non la soluzione, nella terza  gioca di prestigio per svincolarsi sia dai guai giudiziari, che dalla furia vendicatrice di Ordelle. Nella sequenza a seguire le decisioni di Jackie sono già ampiamente prese e la regia s’intrattiene gradevolmente, sui rapporti tra i personaggi, la loro psicologia e i loro comportamenti. Melanie tradisce con disinvoltura Ordelle con Louis, che non ha un ruolo ben preciso, Jackie  persuade Ordelle che sta lavorando per i suoi scopi e contemporaneamente fa credere agli agenti di seguire il loro piano. La quinta sequenza è la prova generale, subito dopo arriva il clou della storia, il sontuoso triplo gioco, che consente a Jackie di mettere nel sacco tutti, con la scena ripetuta tre volte da tre prospettive diverse, dal punto di vista di Jackie, da quello di Louis e Melanie, infine da quello risolutivo di Max, del quale s’invaghisce teneramente, ricambiata, l’unica persona mite in mezzo ad un branco di lupi, Jackie troverà, infatti, il modo di usare anche lui nella scientifica operazione, trasformandolo in una pedina fondamentale di questo complicato “puzzle”. Nel centro commerciale “Del Amo”  si materializza la “tripletta” che svela il piano di Jackie allo spettatore e lo conduce a seguire l’epilogo di tutti personaggi coinvolti nella vicenda. Louis Gara, lo scagnozzo di Ordell, taciturno e passivo, uomo dalla personalità indecifrabile, per gran parte del film.  Il suo personaggio, viene fuori solo, quando va in attrito, con Melanie, frivola e provocatrice, solo allora  si rivelerà, nella scena più sorprendente  del film, al culmine di una dissacrante escalation, di tensione, innervosito dalle sue ripetute e salaci rimbeccate, mentre all’interno del centro commerciale, devono recuperare la busta “taroccata” con i soldi di Ordell,De Niro si scalda sempre di più, Melanie arriva a  canzonarlo offensivamente, perché non riesce a trovare l’auto parcheggiata, la sua rabbia è una scansione ascensionale, che alla fine esplode, in un raptus di follia e violenza, per zittirla le spara ripetutamente. Per finire si arriva  all’ultima sequenza, in cui tutte le complesse relazioni si risolvono, i cattivi fanno una brutta fine, i poliziotti restano con le pive nel sacco e Jackie riesce a  sorpresa, a trarre il massimo profitto dalla situazione. In chiusura Jackie si congeda da Max che, anche se invitato, pur essendone evidentemente  innamorato, non la segue, nel suo viaggio in  Spagna con il mezzo milione di dollari, scaltramente strappato a Ordelle e agli sbirri, ammettendo di averne paura,si accontenta della canonica percentuale. Tarantino dirige un noir diligente, con un intreccio lucido e sequenziale, con pochi accorgimenti tiene col fiato sospeso lo spettatore, nell’attesa della scena madre. È un film malinconico e coinvolgente , in cui anche se si spara, non si vede molto sangue, molti personaggi sono “compiuti”, la collocazione temporale a differenza di quella geografica è quasi indefinita. L’ influenza della cultura Blaxploitation , è l' input alla base della costruzione di questo film di Tarantino, che ha attinto a piene mani da questa corrente, elaborando un’estetica personale e credendo fermamente nel rilancio di questa cultura. Per compiere quest’operazione ha chiamato per interpretare il suo film, Pam Grier, icona di bellezza e  e di stile. La sua Jackie Brown è una panterona, ricca di sex-appeal, mix sapiente di opportunismo, cinismo e sensualità. Una donna completamente sola al mondo, vittima del sistema e doppiamente svantaggiata sia dal suo genere che dalla sua etnia. Ciononostante capace di usare tutta la propria astuzia “felina” per tirarsi fuori da una situazione apparentemente disperata. Caratterizzato da un impianto insolitamente realistico dei personaggi, i cui tratti distintivi, non sono mai smodati o grotteschi, ma minuziosamente intessuti senza il ricorso a dialoghi a effetto.  E’ il meno splatter dei suoi film, ma sicuramente il più riflessivo e intimista, il titolo più atipico dell’intera filmografia Tarantiniana, non ci sono situazioni ai limiti del paradossale. Colonna sonora appropriata e orecchiabile. E’ un film che va seguito attentamente in ogni suo passaggio e richiede più di una visione, per coglierne tutti gli interessanti aspetti, assolutamente da non perdere.

 

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