Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Una hostess di mezza età, che si presta a fare da corriere per traffici poco puliti, si trova al centro di un pericoloso triangolo fra il trafficante d’armi per cui lavora, l’agente FBI che l’ha scoperta e il legale che si è occupato della sua cauzione, ognuno con i suoi interessi: ne uscirà grazie a uno spericolato doppio gioco. Al suo terzo film Tarantino si normalizza, ma non troppo: rinuncia alle esplosioni di violenza inconsulta, ma inserisce pur sempre tre morti ammazzati a bruciapelo (anche se in un solo caso si vede il sangue); soprattutto conserva il suo marchio di fabbrica, ossia la decostruzione temporale stile Rapina a mano armata, nella cruciale sequenza della boutique. Il problema è che si diverte troppo palesemente a tenere in sospeso lo spettatore rallentando il ritmo, mentre non c’era bisogno di tirare in lungo la storia per due ore e mezza per poi arrivare esattamente dove ci si aspettava; è pur vero che tutto sommato si diverte anche lo spettatore, però gli resta la non gradevole sensazione di essere manipolato (come invece non succedeva in Le iene e Pulp fiction). Ma occhio ai personaggi marginali, variabili impazzite che rischiano di far saltare gli schemi: il rapinatore rincoglionito De Niro e la pupa del boss Bridget Fonda.
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