Un punto di vista particolare per raccontare l'irrompere a Beirut del conflitto che ha devastato il Libano, non perdendo mai di vista il microcosmo di una scuola privata. La guerra non viene mai mostrata direttamente, ma ne abbiamo la stessa percezione che ne hanno alunni ed insegnati, quella un pericolo invisibile e sempre più incombente.
14° FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019
Nell'anno del titolo una scuola cristiana frequentata dai figli della buona borghesia di Beirut si trova investita dall'improvviso ed inarrestabile avvicinarsi della guerra, che dalle regioni meridionali del Paese si sposta repentinamente verso la capitale. Pertanto gli esami devono interrompersi per lasciare spazio ad un confuso piano di evacuazione degli alunni, tra mille difficoltà per mettersi in contato con le famiglie.
Il regista sceglie un punto di vista particolare per raccontare il conflitto che ha devastato il Libano, non perdendo mai di vista il microcosmo della scuola: l'undicenne Wissam che si è preso una cotta per Joanna, l'amico del cuore, l'insegnante Yesmine (Nadine Labaki) ed il suo compagno Joseph, il preside e la segretaria intenta ad organizzare la caotica fuga.
La guerra non viene mai mostrata direttamente, ma ne abbiamo la stessa percezione che se ne ha dalla scuola, quella un pericolo invisibile e sempre più incombente. Così, proprio come i bambini e gli insegnanti, proviamo un crescente senso di angoscia e di apprensione man mano che la sentiamo avvicinarsi pur senza vederne da vicino gli effetti devastanti. Quello che, coi protagonisti, avvertiamo sono aerei militari che sfrecciano nel cielo e lontani, poi man mano più vicini , rimbombi di esplosioni, mentre dalla tv giungono notizie ferali. Questa scelta stilistica permette di dare un taglio molto originale al film senza diminuirne affatto l'impatto angoscioso, che è anzi accresciuto dall'incertezza su quanto sta per succedere, oltre che dal progressivo sgretolarsi di un senso di sicurezza che si scopre illusorio, man mano che dalle preoccupazioni ordinarie per i voti in pagella o per le infatuazioni pre-adolescenziali si passa a quella per salvarsi la vita.
Interessantissimo debutto per il regista libanese Oualid Mouaness che racconta una storia vissuta in prima persona, avendo all'incirca l'età del suo protagonista nel 1982, restituendo con efficacia il terrore della guerra contrapposto alla sincera ingenuità del punto di vista infantile, come nell'inserto animato finale dove sono i personaggi dei cartoni giapponesi ad intervenire per salvare la città.
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