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I'll Take Your Dead

Regia di Chad Archibald vedi scheda film

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La recensione su I'll Take Your Dead

di alan smithee
4 stelle

"Mi prenderò cura della tua morte".
William risolve problemi, anzi li "smaltisce". Nella sua casa sperduta tra le nevi di un Canada di provincia fuori dalla portata di ogni indagine, l'uomo viene scelto tra i loschi individui del paese, come colui che li aiuta a far sparire i cadaveri delle persone giustiziate. L'uomo infatti, dietro un compenso prestabilito, si prende cura dei poveri resti dei morti ammazzati, li smembra e li scioglie nell'acido, impedendo in tal modo che il ritrovamento dei resti possa in qualche modo compromettere gli autori del delitto.
La giovane figlia del ruvido, ma amorevole padre William, Gloria, ha imparato ad accettare le conseguenze di quella ambigua professione, così come ad abituarsi alle losche frequentazioni dei tipi che contattano il genitore, ma resta convinta che qualcosa di sinistro continui ad aleggiare tra i contorni un po' cadenti della propria sinistra abitazione, incastrata in una distesa ghiacciata che volge verso il nulla.

Il giorno in cui uno dei cadaveri di cui il padre si deve sbarazzare, si rivela in realtà tutt'altro che morto, ovvero frutto di una esecuzione non riuscita ai danni di una donna, ecco che William si convince, nonostante tutto, a curare la ragazza, che entrerà anche in rapporti solidali con la figlia, fino ad un epilogo che suonerà come liberatorio per entrambe le ragazze.
Diretto da Chad Archibald, un esperto del genere fantasy-horror, I'll take your dead cerca in tutti i modi di risultare galvanizzante, grazie anche ad una ricerca spasmodica di momenti di suspence e ad una cura particolare verso le scenografie di contorno, incentrate su un paesaggio glaciale di fatto ben poco accogliente, ma piuttosto suggestivo e consono alla situazione.
Ma i personaggi coinvolti, specie quelli dei cattivi, appaiono banalizzati e semplificati come macchiette superficiali viste mille volte, e la vicenda non riesce a risultare più di tanto significativa o pregnante, almeno quel tanto che basta a farci scordare quel senso di routine da prodotto televisivo appena medio che la produzione tradisce in tutto il suo scontato svolgimento.
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