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Arancia meccanica

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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La recensione su Arancia meccanica

di AlbertoBellini
10 stelle

 

"Eccomi là. Cioè Alex e i miei tre drughi. Cioè Pit, Georgie e Dim. Eravamo seduti nel Korova milkbar arrovellandoci il gulliver per sapere cosa fare della serata. Il Korova milkbar vende " latte+ ", cioè diciamo latte rinforzato con qualche droguccia mescalina, che è quel che stavamo bevendo. È roba che ti fa robusto e disposto all'esercizio dell'amata ultraviolenza."

 

Codeste parole, accompagnate da una carrellata all'indietro, aprono 'Arancia Meccanica' ('A Clockwork Orange'), opera che ha maledetto per sempre la già misteriosa figura, cinematografica e umana, di Stanley Kubrick. Diversi furono gli Autori che rappresentarono il lato peggiore dell'umanità sul grande schermo, basti pensare a Pier Paolo Pasolini e il suo 'Salò o le 120 giornate di Sodoma', ma per quanta eccessiva violenza fisica e psicologica mostrata, nessun'altro riuscì mai a spingersi cosi in fondo, come solo Kubrick osò. Ambientato in un "futuro" (ormai presente) alle porte, 'Arancia Meccanica' altro non è che un odissea nella violenza, o meglio, nell'ultraviolenza. Quest'ultima, insieme a Beethoven, è la più grande passione di Alex DeLarge, un giovane eccentrico e antisociale, interpretato da un impressionante Malcolm McDowell, leader della banda criminale dei "Drughi", il cui tempo libero viene trascorso commettendo furti, stupri e pestaggi. Quando però la vita quotidiana e criminale dei "Drughi" sembra scorrere liscia, Alex si ritroverà a fronteggiare la lealtà dei propri compagni che, senza pensarci due volte, rinnegheranno la propria la natura e il proprio leader. Quando si parla di 'Arancia Meccanica' risulta molto difficile (per non dire impossibile) rientrare in un determinato genere cinematografico, in quanto la medesima opera presenta non solo diverse chiavi di lettura, ma anche diverse "serrature". Da sempre 'Arancia Meccanica' viene definito come una pellicola (chiaramente) violenta e diseducativa alla base; Partendo dal presupposto che la violenza può variare dalla sensibilità di persona in persona, non mi trovo invece d'accordo sulla "diseducazione", o almeno, solo in parte. Come ho detto inizialmente, con 'Arancia Meccanica' (in realtà, con tutta la propria filmografia) Kubrick volle mostrarci il lato peggiore dell'umanità, tanto odiata e al tempo stesso amata dal regista statunitense. L'obbiettivo di Kubrick non era assolutamente quello di condannare Alex, ma anzi, cercare di annullare ogni singolo peccato commesso dal giovane criminale, puntando il dito contro tutti coloro che lo circondavano. Di fatti, non è un caso che la rappresentazione più eccessiva e stereotipata sia proprio quella del governo, della giustizia e della famiglia. Per questo, Alex non verrà mai punito per le proprie azioni, o almeno nel senso stretto del termine. Sarà lo spettatore e la propria morale a dover giudicare il protagonista, un criminale trasformatosi poi in una vittima con la "cura Ludovico", una delle cose più spaventose e (per me) sbagliate che siano mai apparse sul grande schermo, ovvero, associare la poetica della musica (in particolare la lirica) alla malvagità della violenza. La musica, elemento più che fondamentale in 'Arancia Meccanica', è il perfetto veicolo della poetica "Kubrickiana", sinfonie che trasformano se stesse nel manifesto (anti) violento di Stanley Kubrick. 

Riassumendo il tutto con brevi ma più che efficaci parole, appartenenti non a me ma ad una persona di cui non ricordo purtroppo l'identità, 'Arancia Meccanica' rappresenta tecnicamente e spiritualmente, insieme al precedente '2001: a Space Odyssey', l'apice di Stanley Kubrick. Ma resta, moralmente parlando, il suo più grande e immeritato fallimento.

 

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