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Arancia meccanica

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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La recensione su Arancia meccanica

di tafo
10 stelle

Prima della cura l'inconscio e il libero arbitrio, dopo la cura l'educazione imposta che sostituisce alla scelta della violenza una correzione-corruzione psico-fisica così potente da impedirti di scegliere e di agire. Alex non sa se quello che fa è giusto o sbagliato sa che gli procura piacere. La violenza della prima parte deve essere accompagnata da un commento musicale leggero come una canzonetta da musical che si insinua nel nostro inconscio e ci rende tutta la sequenza accettabile persino bella nella sua perfezione tecnica. Nella lezione fisica e morale del capo drugo girata in moviola la musica viene assorbita da una finestra o dallo schermo sia da lui che da noi guidando il suo istinto ad una azione  violenta di nuovo perfetta e bella e di nuovo accettata da chi guarda senza incrostazioni morali o disturbi fisici.Nella seconda parte le sue vittime si vendicheranno, la cura lo ha reso inabile alla violenza, gli ha reso insopportabile anche l'adorato Beethoven che associato al nazismo come colonna sonora diventa sinonimo di male assoluto. Causa di nausea e rigetto estremo per un qualcosa che ha troppo amato ma che il riflesso automatico di quello che è stato costretto a vedere lo fa stare male fino a desiderare il suicidio. La violenza della seconda parte è fastidiosa come nella sequenza dei due ex-drughi ora poliziotti che lo conducono in aperta campagna per picchiarlo, qui c'è tutta la pesantezza della camera a mano e di un commento musicale angosciante. Alex guarisce perchè siamo in un film, perchè la cura Ludovico il regista l'ha fatta a noi facendoci prima apprezzare la violenza e poi rendendocela indigesta. Nella guarigione finale c'è tutto il pessimismo razionale di Kubrick, la convinzione che ogni sistema pedagogico sia una forzatura, necessaria alla convivenza civile, ma pur sempre un limite artificiale imposto alla natura umana. Il film dopo quarant'anni rimane una esperienza visiva e uditiva con pochissimi termini di paragone sia tecnico-estetici che filosofico-morali, l'uomo moderno stretto tra paura e desiderio non poteva essere descritto meglio in una continua stimolazione degli occhi e delle orecchie.

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