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Ma cosa ci dice il cervello

Regia di Riccardo Milani vedi scheda film

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La recensione su Ma cosa ci dice il cervello

di Furetto60
6 stelle

A metà tra la commedia e la spy-story, diverte ma non graffia

Giovanna alias Paola Cortellesi, fa l’impiegata del ministero e ogni mattina timbra il cartellino. Conduce apparentemente una vita lavorativa banale, anche come mamma è piuttosto assente e la sua vita sentimentale è inesistente, dopo il fallimento del suo primo matrimonio, con un pilota. In verità Giovanna, è un’agente della sicurezza nazionale, in incognito, costretta a fare la spola tra Mosca e Marrakech e non ha molto tempo, nemmeno per partecipare ad una rimpatriata, tanto sollecitata, con gli amici del liceo, Vinicio Marchioni, Claudia Pandolfi, Stefano Fresi e Lucia Mascino. Quando poi però decide di incontrarli, scopre che le loro vite, non sono per niente facili, tutt’altro, ognuno di loro, si confronta e scontra, con personaggi cafoni ed arroganti, avendone la peggio. Per cui la mamma-coatta alias Paola Minaccioni, grande in questo ruolo, maltratta la pediatra, Lucia Mascino affinché si decida a prescrivere l’antibiotico alla figlia, anche se non ne avrebbe bisogno, perché lo ha letto su internet, il padre di un ragazzino, alias Ricky Menphis, aggredisce l’allenatore di calcio Vinicio Marchioni, perché non lo farebbe giocare nel giusto ruolo, l’ hostess ,Claudia Pandolfi, subisce le angherie di un passeggero maleducato, che non vuole spegnere il cellulare durante il volo e l’insegnante Stefano Fresi, poco popolare presso i suoi alunni, tutte le volte che mette voti bassi ad uno studente bullo, questi lo colpisce impunemente. Cosi decide di porre rimedio a queste ingiustizie, sempre in gran segreto, decidendo di vestire i panni di placido giustiziere e punire i “nemici” dei suoi amici, con il metodo alla Dante Alighieri dell’inferno, ispirandosi alla “legge del contrappasso” usando ovviamente le sue competenze, le sue attrezzature e soprattutto sfruttando il suo ruolo. Lo scopo del regista Riccardo Milani era quello di utilizzare i paradossi, che avevano caratterizzato Bastogi, periferia romana in cui era ambientato il precedente film,” Come un gatto in tangenziale” e mischiarli con una spy-story. Ma il progetto di fondere i generi, mescolando commedia classica, ed action movie, s’inceppa spesso, e il risultato è una pellicola un po’ “borderline” senza dubbio divertente, ma che avrebbe potuto osare di più, che di fatto scava poco e analizza ancor meno, le ragioni del degrado e decadimento, della nostra capacità sociale di relazionarci agli altri, in modo corretto e rispettoso. Paola Cortellesi si muove con grazia, nelle vesti di donna dalla doppia vita, passando dal ruolo di anonima e passiva impiegata, che ad un incontro con i compagni di scuola della figlia, per descrivere il suo lavoro si perde nella “ritenuta d’acconto” suscitando noia e disappunto nella platea, a quello positivo, dinamico ed energico di agente dei servizi segreti, ed in sostanza ciò che più funziona del prodotto, oltre alla simpatia versatile della Cortellesi è la buona capacità di casting, con attori perfettamente aderenti al ruolo che erano chiamati a recitare, fuori posto forse il solo Remo Girone, che sembra capitato lì per caso. La regia si mantiene sostanzialmente in superfice, se da una parte mette alla berlina la maggior parte dei nostri vizi nazionali, in primis il mancato rispetto delle regole, bacchettandoci severamente, dall’altra però, non riesce a graffiare veramente.

 

 

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