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Solo cose belle

Regia di Kristian Gianfreda vedi scheda film

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La recensione su Solo cose belle

di obyone
6 stelle

locandina

Solo cose belle (2019): locandina

 

Se fossimo in epoca di conflitti armati "Solo cose belle' rientrerebbe senza dubbio tra i film di propaganda. Ma a pensarci bene siamo già sul piede di guerra in questo paese aspramente diviso sul concetto di accoglienza e di compassione ed ormai instradato verso il pericoloso concetto, passato da qualcuno come assoluto, che tutti coloro che svolgono attività di volontariato e accoglienza, singoli individui e/o associazioni, siano sabotatori o ladri a prescindere. In questo clima avverso, la comunità Papa Giovanni XXIII, nata dal carisma e dalle intuizioni di Don Oreste Benzi a fine degli anni '60, ha preso una posizione e pur rischiando di far la figura di chi vuole promuovere il proprio modello, e in ultima istanza, di tirar l'acqua al proprio mulino, si prende briga e responsabilità di dire che aiutare coloro che vivono in condizioni di disagio è vero Vangelo. Il regista Kristian Gianfreda racconta il trambusto che l'apertura di una casa-famiglia comporta nel centro di un piccolo borgo di Romagna. Un bel palazzo del centro storico si riempie di gente piovuta lì dal nulla a sbattere in faccia al mondo che esiste la mal sopportata povertà, la malattia, l'handicap, il disagio. La famiglia composta dai coniugi Roberto Ivana e dal loro figlio naturale è allargata ad una prostituta dall'est fuggita dal suo uomo, pappone violento, la figlioletta neonata di lei, un clandestino africano in attesa di qualcosa, un ragazzino cinese spastico, ed un uomo con ritardo mentale che adora fare barchette di carta, che tanto ricordano quei miseri canotti che solcano, col loro carico di speranze e povertà, i mari più a sud. A completare la "famiglia allargata" (altro concetto, se volgiamo, destabilizzante di questi tempi) un diciassettenne preso in carico dai servizi sociali ed affidato alla famiglia per evitargli un carcere che molto spesso peggiora le cose anziché aiutare i giovani sbandati. Il ragazzo si chiama Kevin e si innamora della compagna di classe Benedetta che è anche la figlia del sindaco, ostile verso in nuovi arrivati come una buona parte del paese... Ho apprezzato la storia raccontata da Gianfreda perché tutt'altro che banale e perché, in parte mi ricorda un'analoga situazione venutasi a creare trent'anni fa al mio paese. Il mio ricordo è vago ma rammento quella casa colonica lasciata in eredità con il vincolo testamentario di farne uso per i poveri. L'arrivo di una comunità di suorine dedite alla cura degli ammalati, le incomprensioni e le diffidenze iniziali tra chi voleva un ospizio per gli anziani del paese mentre l'ordine non faceva distinzione alcuna di provenienza, razza, religione e salute. Così nel tempo son passati, oltre agli anziani, disabili psichici, musulmani, persone con disagio sociale mentre il rapporto tra casa-famiglia e comunità andava via via normalizzandosi. Dunque il gruppo di sceneggiatori ha raccontato una storia che si ispira alla realtà spesso vissuta e testata. Se le premesse erano buone, tuttavia, la scrittura non è sempre stata all'altezza. I personaggi secondari sono appena abbozzati e servono per stemperarne l'alone drammatico. Il tono elegiaco nei confronti del "fondatore" dell'Associazione Papa Giovanni è fin troppo marcato durante mentre i rapporto tra i due giovani sembra più orientato a fare breccia nell'emotività esasperata dei teen-ager. Pecche a parte riconosco la bravura di raccontare una realtà complessa con toni leggeri e accattivanti specie se si considera che il target del film è volutamente giovane. Inoltre l'equipe di scrittura evita di sconfinare in un finale strappalacrime e all'insegna del "tutti vissero felici e contenti". La partita tra detrattori e promotori finisce patta, e a seguito di una feroce sconfitta arriva un'insperata e quanto mai emozionante vittoria. La guerra non è finita e forse non è destinata a concludersi ma dentro di essa, con un cuore libero e semplice è pur sempre possibile vedere e vivere "cose belle" come balena immediatamente agli occhi di Ciccio, il giovane Francesco Yang, attore per l'occasione e membro di una vera casa famiglia, mentre cambiar vita e allargare i propri principi è una conquista a cui tutti sono chiamati a prescindere dal proprio credo ma a cui non tutti sono votati, come il giovane protagonista e altri ben pensanti dimostrano. Nel complesso "Solo cose belle" è una commedia piacevole, giocosa e battagliera che sta meritando l'esposizione sempre più frequente nelle sale in questo periodo pre-ferie dopo una partenza alla chetichella a metà maggio quando il film è arrivato nelle sale la prima volta.

 

Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara

 

scena

Solo cose belle (2019): scena

Luigi Navarra

Solo cose belle (2019): Luigi Navarra

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