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Pinocchio

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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La recensione su Pinocchio

di mm40
5 stelle

La favola di Pinocchio, burattino di legno tramutato in bambino in carne e ossa dopo aver dimostrato di sapersi comportare bene.

Posto che il risultato è assolutamente rispettabile (e la critica e gli incassi lo hanno confermato oltre ogni ragionevole dubbio), non è chiaro cosa possa aver spinto Matteo Garrone a girare la sua versione di Pinocchio, l’ennesima, con l’evidente rischio di confondersi nella massa dei registi che sono rimasti scottati da tale impresa. Perché, come è noto, il fallimento della messa in scena cinematografica del libro italiano più letto al mondo costò la carriera perfino al premio Oscar Roberto Benigni; a parziale risarcimento qui Garrone lo richiama come interprete e gli affida il secondo ruolo principale, cioè quello di Geppetto: neanche a dirlo, Benigni fa un figurone. Ma di eccellenze in questo prodotto ce ne sono tante, a partire dagli effetti speciali che abbondano – e viene da chiedersi quanto fossero effettivamente necessari, d’altronde. La gran parte degli attori è resa irriconoscibile da trucco ed eleborazione video, ma le scelte di casting rimangono ineccepibili: fra gli altri qui compaiono Massimo Ceccherini (che è anche autore della sceneggiatura insieme a Garrone), Rocco Papaleo, Gigi Proietti, la fata Turchina Marine Vacht, Massimiliano Gallo, Maria Pia Timo, Teco Celio e Davide Marotta, oltre ovviamente al piccolo Federico Ielapi, già in Quo vado? (Gennaro Nunziante, 2016) e nella popolare serie tv Don Matteo, nei panni del protagonista. Ma cosa realmente trasmette questo Pinocchio? Poco o niente, purtroppo: come per Il racconto dei racconti trasportato sullo schermo nel 2015, Garrone si dimostra un ottimo illustratore di classici e la megaproduzione alle sue spalle colma ogni possibile lacuna, ma nel complesso non c’è davvero ragione per sostenersi entusiasti. Mestiere, una bella storia, ma poca emozione: e nel cinema, anzi nel Cinema, questo non è abbastanza. 5,5/10.

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