Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Se un'ipotetica macchina del tempo proiettasse una persona dal 2000, anno della morte di Caraxi,al 2020 e la portasse a vedere questo film,le sarebbe difficile distinguere il Craxi vero (che anch'io ricordo abbastanza bene nella mimica,nel portamento e nello sguardo)da quello interpretato da uno straordinario Favino,la cui prova è una di quelle magie del cinema degne di essere riconosciute e premiate.La scelta di Amelio di seguire solo gli ultimi anni di Craxi in una dimensione privata (ma non priva di rancori) è più o meno condivisibile (rischia di restituire quasi la figura di un martire,anche se probabilmente è stato il politico che più di tutti ha pagato,almeno nel giudizio e nel sentire comune,la stagione di Tangentopoli) ma viene declinata con un pudore ed un tatto (tipici di Amelio) che evita il vittimismo,la retorica e la scorciatoia di dover dare a tutti i costi un giudizio morale,una patente di dis-onestà che alla fine sarebbe apparsa fin troppo semplicistica e scontata.Meno condivisibile forse la scelta di un personaggio, quello del figlio dell'ex tesoriere,che dovrebbe in qualche modo rappresentare una sorta di coscienza e che finisce per dissolversi in un finale visionario,ai limiti del paradosso.Resta comunque un lodevole tentativo di scindere il Craxi politico da quello più umano negli anni della sua debolezza,e dunque un uomo diventato suo malgrado fragile,una pagina che anche la storia contemporanea ha fatto finora fatica a metabolizzare ed analizzare con il giusto distacco.
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