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La ragazza con il braccialetto

Regia di Stéphane Demoustier vedi scheda film

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La recensione su La ragazza con il braccialetto

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: LA RAGAZZA CON IL BRACCIALETTO

 

Dopo 2 anni dalla sua uscita arriva anche in Italia “La ragazza con il braccialetto” remake del film argentino Acusada già presentato al Festival di Venezia e vincitore del Cesar come migliore sceneggiatura non originale.

La ragazza che dà il titolo al film si chiama Lisa e il braccialetto in questione è quello elettronico che la protagonista tiene da quando ha ottenuto i domiciliari.

Il film racconta l’epilogo, dopo due anni dall’arresto, di un dramma giudiziario che ricorda tanti in questo periodo e che vede coinvolti “I Nostri ragazzi”.

Lisa è accusata di aver ucciso la sua migliore amica Flora colpevole di aver diffuso sul web IL video di un rapporto orale al proprio compagno di scuola per aver perso una scommessa.

Il Regista Stephane Demustier realizza un film freddo, asettico e fortemente claustrofobico quasi avesse messo anche a noi spettatori quel braccialetto e non potessimo uscire dal perimetro che la giustizia ci ha imposto (Casa-Tribunale-Casa).

Non è un caso che il film si apra con l’unico vero e ultimo momento di spensieratezza e libertà, una famiglia in spiaggia molto divertita, dei poliziotti in borghese che arrivano e poi l’arresto della figlia maggiore. Tutto visto in campo lungo, con il solo rumore del mare che prevale e le voci sono solo un suono lontano.

Poi dopo due anni gli spazi sono ben delimitati sia in casa che in tribunale. E oltre gli spazi sono ben delimitati i ruoli. L’accusata nel suo banco con un vetro che la divide dal resto dell’aula. Testimoni al centro. Pubblico Ministero e avvocati ai lati. Giudice e giuria in tribuna Primi piani e dissolvenze. Zero colonna sonora solo gli sguardi dei protagonisti.

Col passare della storia cambia totalmente il punto di vista e quello che si vuole raccontare, che Lise sia o non sia colpevole passa in secondo piano.

Il film diventa il processo ad una società che non riconosce più ciò che ha prodotto.

La stessa Lise lo dirà al giudice con una freddezza raggelante “Qui si processa me e non mia mamma”, quasi a voler rivendicare comunque il suo ruolo di protagonista.

I genitori, interpretati da Chiara Mastroianni e Roschdy Zem, nel corso del processo non sanno se essere più sconvolti dal sapere se la figlia possa essere una sanguinaria omicida o una ragazzina che a sedici anni abbia una libera, disinvolta e a tratti cinica gestione della propria sfera sessuale.

Melissa Guers è bravissima a rendere reale tutto questo, a regalarci una fredda Lise che racconta e vive con una naturalezza disarmante la sua adolescenza. Un atteggiamento che la rende la colpevole perfetta di questa storia fatta di festini, promiscuità e la propria visione del concetto di amore e ti amo.

La ragazza col braccialetto si lascia vedere molto bene ma come la sua protagonista delle volte irretisce lo spettatore per la sua eccessiva staticità e per un finale che non da risposte o meglio le dà ma forse non come noi vorremmo. Lasciandoci in bocca il retrogusto di un’amara verità.

VOTO 7

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