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La signora dal cagnolino

Regia di Iosif Khejfits vedi scheda film

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La recensione su La signora dal cagnolino

di Baliverna
8 stelle

E' un film lirico e introspettivo, che racconta di una passione intensa che nasce tra un uomo e una donna, tanto più intensa perché entrambi si sono sposati senz'amore. Lei racconta di essersi maritata a un uomo meschino per fuggire dalla monotonia; lui non lo dice, ma pare si sia sposato poco convinto, soprattutto perché lo voleva la moglie. Ma la verità presenta sempre il suo conto: i due si conoscono, si riconoscono simili, e si innamorano perdutamente e disperatamente. Lei tenta di resistere alla passione, ma crolla davanti alle insistenze di lui.
Siamo ormai negli anni '60, e il cinema russo non è più quello propagandistico degli anni '40 e '50, che parlava di kolkoz e fattorie, trattori, fabbriche e operai. Sono gli anni in cui compaiono i Tarkovskij e i Suksin, e ci si ferma a riflettere sulla vita e sui sentimenti. Si riflette anche sulla stessa URSS, che convinceva sempre meno. "La signora col cagnolino" è un esempio in questo senso. E' un film silenzioso e introspettivo, dove Josif Chefic cerca di creare particolari atmosfere ovattate e sognanti, e si sofferma con la cinepresa su particolari della natura (il cielo, il mare...) che hanno un indiscutibile spessore lirico. Ambientata credo nel primo '900 o fine '800, la pellicola fa vedere una Russia pre-rivoluzionaria tutt'altro che crogiolo di ingiustizie e sopprusi, dove pure la gente si segnava liberamente davanti alle edicole sacre nelle strade. C'è solo la scena del ricco ubriaco che si prende gioco del cameriere, immagine dei vituperati rapporti servo-padrone. Non si capisce se è una scena sincera, o è un ironico riferimento al cinema propagandistico di pochi anni prima.
Accanto a diversi pregi, va detto tuttavia che il film soffre di una certa staticità, specie nella parte centrale. E' comunque un interessante esempio di cinema sentimentale, da annoverarsi tra i film su amori disperati. Quanto agli attori, secondo me Aleksej Blatov è un po' inespressivo, mentre trovo Ija Savvina struggente e capace di rendere le emozioni più intime.

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