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Tre piani

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tre piani

di axe
6 stelle

In un condominio romano, tre famiglie benestanti vivono ciascuna ad un piano diverso. Lucio e Sara sono soliti affidare la figlioletta Francesca ai frontisti anziani Giovanna e Renato; quest'ultimo inizia a dar segni di demenza senile, ed un giorno s'allontana da casa con Francesca. I due sono ritrovati a notte fonda in un parco pubblico. L'anziano è in grave difficoltà psicofisica e la bambina è spaventata. Lucio matura la convinzione (e l'ossessione) che Francesca sia stata molestata. Al piano superiore abita Monica. Poichè il marito è quasi sempre lontano per motivi di lavoro, si trova a dover partorire ed affrontare il primo periodo della maternità senza alcun aiuto ne' conforto umano, e ciò spezza definitivamente il suo già labile equilibrio mentale. Ancora più su, vive la famiglia Bardi, composta da una coppia ed un figlio, Andrea, il quale, una notte, ubriaco al volante, travolge ed uccide una persona. Le conseguenze portano al completo deteriorarsi dei rapporti tra Andrea ed il padre. La madre, Dora, è costretta, con enorme sofferenza, a dover scegliere tra l'uno e l'altro. Nanni Moretti dirige ed interpreta un film nel quale intreccia di tre storie, ciascuna ispirata ad un contesto familiare di lacerazione ed incomunicabilità; il benessere economico ed un relativo successo lavorativo dei personaggi hanno il loro contraltare in sofferenze quotidiane e psicopatie, alimentate dall'egoismo, dalle incomprensioni, dalla testardaggine di alcuni membri delle famiglie. Nanni Moretti identifica nei personaggi maschi i "motori della discordia". Lucio (Riccardo Scamarcio), probabilmente spinto da un senso di colpa maturato per aver a lungo trascurato la figlia, tutto ad un tratto torna ad interessarsi della bambina, ossessionato dall'idea che ella sia stata vittima di violenze commesse da un anziano e buono vicino di casa, delle quali non v'è alcuna evidenza. Giunge a lasciarsi sedurre dall'adolescente nipote dell'uomo, Charlotte, pur di avere la possibilità di scoprire la verità. Ma Renato muore poco dopo senza dire altro, e le donne "superstiti" - Giovanna, Charlotte e la rispettiva figlia / madre, mortalmente offese dal comportamento di Lucio, lo denunziano per violenza sessuale, portandolo ad una temporanea separazione con la moglie Sara. Solo il passare del tempo porta ad una riconciliazione di Lucio con le donne protagoniste della vicenda. Monica (Alba Rohrwacher) è una giovane moglie e madre dalla mente fragile; il marito è lontano per la gran parte del tempo e prova un odio viscerale per il fratello, del quale è geloso e con cui rifiuta ogni rapporto. La mamma è ricoverata in clinica psichiatrica, ossessionata da manie di persecuzione. Il dover affrontare la maternità nella solitudine "costruita" per lei dal marito aggrava le psicopatie di Monica, la cui mente, per difendersi, genera personaggi inesistenti. Proprio in compagnia di una di queste presenze benifiche, la donna, si allontana da casa per raggiungere una meta indefinita, lasciando al marito il compito di prendersi cura della figlia, ed anche di un altro figlio nato successivamente. Infine, il regista racconta della famiglia Bardi. Il giovane Andrea (Alessandro Sperduti) vorrebbe non pagare per la colpa della quale si è macchiato; ciò è inconcepibile per il padre Vittorio (Nanni Moretti), giudice e uomo tutto d'un pezzo, il quale nega categoricamente ogni forma, sia di agevolazione materiale, sia di sostegno morale. Ciò porta al definitivo taglio dei rapporti tra i due uomini della famiglia. Da una parte c'è l'insoddisfazione di un padre inconsapevole di aver troppo preteso da un figlio del quale ha ignorato sentimento e propensioni; dalla parte di Andrea ci sono il dolore e la rabbia generati dall'aver, per anni, "sbattuto" contro un alto muro di incomprensione. Tra i due, c'è Dora (Margherita Buy), la quale, pur non negando affetto materno al figlio, segue la linea del marito, del quale è evidentemente succube. Il ragazzo sconta la pena ma non torna in famiglia, avendo maturato un forte rancore anche nei confronti della madre, ritenuta silente complice dell'atteggiamento paterno. Qualche tempo dopo, Vittorio muore. Dora rimane pertanto sola e quasi incapace di gestirsi, essendo vissuta per trent'anni all'ombra del marito. Ma una casualità le dà modo di riavvicinarsi al pur ancora amareggiato figlio. L'epilogo delle tre vicende non lenisce i molti dolori descritti, ma apre alla speranza il futuro, legato ad un ricambio generazionale. Ho apprezzato le intenzioni del regista; molto meno la messa in scena. La concentrazione di tante e tali tragedie familiari in una frazione di condominio dà impressione di scarso realismo. La platealità dell'esposizione ha un chè di didascalico, il quale conduce all'effetto contrario. Carica talmente tanto di emozioni lo spettatore, da poter ottenere un effetto contrario rispetto quello desiderato. Alcune sequenze mi sono sembrate grottesche; addirittura involontariamente comiche. A ciò conduce anche una valutazione sulla recitazione. Tra gli attori, ho trovato Scamarcio assolutamente non idoneo per il ruolo assegnato. Nanni Moretti, nelle vesti di papà Vittorio, è poi troppo "impostato", poco credibile. Poco espressiva è, infine, Margherita Buy. Ho invece apprezzato Alba Rohrwacher, nel ruolo, per lei non nuovo, di una persona dall'animo dolce e vulnerabile. Non sono un conoscitore del cinema di Nanni Moretti; non ho modo di fare confronti. La mia, inevitabilmente modesta impressione, è, però, che si sia voluta mettere troppa "carne al fuoco" circa un aspetto, trascurandone un altro. Le tre famiglie oggetto del racconto sono caratterizzate dal benessere materiale; le loro lacerazioni sono più o meno simili nel "comun denominatore". I tarli si chiamano incomunicabilità e solitudine. Se invece, la narrazione avesse riguardato famiglie di diverse condizioni economiche, l'impatto delle disgrazie sarebbe stato diverso, o anche ... nullo, poichè, o per un motivo o per l'altro, il "seme" della non comunicabilità non sarebbe germogliato. L'esclusione di una famiglia in favore di un'altra avrebbe senz'altro portato ad un'analisi più profonda, estendendone la portata oltre l'"intimo" contesto familiare. Anche se l'azione è assente, il ritmo del racconto è elevato. Il film è diviso in tre parti, l'una a distanza di cinque anni dall'altra, e segue le traversie di tre famiglie. Quindi i tempi morti sono inesistenti. Il regista fa "tornare i conti" introducendo un paio di casualità; ciò mina ulteriormente il realismo del racconto. Il personaggio di Charlotte entra in scena proprio nel momento in cui Lucio è tormentato dai dubbi sul nonno di lei; e, guarda caso, alla morte di Vittorio, Dora incontra un personaggio legato alla nuova vita del figlio, di cui - incredibile, perchè anch'ella è giudice e potrebbe agevolmente rivolgersi alle forze di polizia - non è riuscita a sapere alcunchè. Ritengo dunque valide intenzioni del regista, premesse, valore e correttezza dell'argomentare; non ho però apprezzato il livello della recitazione, la platealità, la ridondanza della narrazione.

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