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Diamanti grezzi

Regia di Benny Safdie, Josh Safdie vedi scheda film

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La recensione su Diamanti grezzi

di IlGranCinematografo
9 stelle

Un tragitto straordinario, tra l'interno e l'esterno, senza meta e senza pausa, scandito da inquadrature indelebili, richiami alla malattia metropolitana di Martin Scorsese, agganci alla filosofia tarantiniana del personaggio.

 

Illuso, fanfarone e petulante, ma contemporaneamente amabile, ingenuo e sognatore: l'ambivalenza del magistrale protagonista di Diamanti grezzi, portata fino all'estasi da un incredibile Adam Sandler (che accetta di mostrarsi sciupato e invecchiato e che l'Academy ha dimenticato clamorosamente di nominare), riesce a toccare delle corde profondamente strazianti, perché finisce per incarnare con insospettabile genialità il destino secolare di un intero popolo (quello ebreo), da sempre vittima di ogni tipo di sopraffazione e desideroso di acciuffare un bagliore di momentanea felicità (che subito è abbattuto da ulteriori – maldestri ma sinceri – tentativi di valere qualcosa agli occhi del mondo). L'irrefrenabile gioielliere del Diamond District interpretato da Sandler ha infatti un'innata abilità nel ficcarsi nei guai non appena ci era uscito (è un incallito scommettitore che si fa pedinare dagli strozzini), in un circolo masochistico di spigolosa e bizzarra tenerezza. La peregrinazione registica di Josh e Benny Safdie (già al timone del folgorante Good Time e anche sceneggiatori con Ronald Bronstein) è intrisa di un senso di disperazione angosciosa, che da esistenziale si scopre storica, fino a diventare cosmica (ma che forse non è altro che corporea, in quanto cancerosa), propagata da una macchina da presa che mescola l'indagine intimistica alla frenesia perturbante di una Manhattan inusitata, in un tragitto straordinario, tra l'interno e l'esterno, senza meta e senza pausa, scandito da inquadrature indelebili, richiami alla malattia metropolitana di Martin Scorsese, agganci alla filosofia tarantiniana del personaggio, squarci romantici (la scena "lynchiana" dei messaggini dall'armadio), rilanci di tensione (la sequenza dell'asta, il montaggio alternato fra il viaggio della borsa col denaro e la partita di basket in televisione) e miracoli fotografici su pellicola (tra il ciano scintillante dei diamanti e il rosso veneziano del sangue). Il ritmo accelera, parole e sciagure si accavallano e diventano ingestibili, la fine coincide con la fine: il cinema nel suo significato più puro e doloroso.

Musiche stupendamente cacofoniche di Daniel Lopatin. Chiusura spiazzante sulle note di L'amour toujours (I'll Fly with You) di Gigi D'Agostino, must della dance anni Novanta.

Voto: 9 — Film ECCELLENTE

 

Adam Sandler

Diamanti grezzi (2019): Adam Sandler

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