Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
I morti non muoiono di Jim Jarmush ha tutta l’aria di essere un grosso scherzo, e sono vari gli indizi in favore di questa tesi: la recitazione sciatta, il discorso meta-cinematografico posticcio, il sadismo con cui il ritmo soporifero uccide qualunque gag potenzialmente divertente di quella che è stata venduta al pubblico come una commedia-zombie un po’ pazzerella; ma soprattutto il didascalico, desolante monologo finale di Tom Waits, che rimarca un concetto lasciato già intendere nemmeno troppo sottilmente durante il film (oltre ad essere stra-abusato nel genere zombie): noi siamo già zombie, prima ancora di essere contagiati, poiché parte integrante di una società folle e materialista.
Impossibile credere che un autore intelligente ed interessante come Jarmush possa davvero ritenere profondo un concetto così banale, come è impossibile credere che un film con protagonista una schiera così vasta di talenti comici riesca a non far ridere mai neanche per sbaglio: è fatto apposta. È un giochino fatto tra amici, che probabilmente se la staranno ridendo nel leggere le recensioni, sia positive che negative (ma soprattutto quelle positive).
È attraverso questa chiave di lettura che il film potrebbe avere la sua sola speranza di trovare una ragion d’essere: quando il nome di un Autore è così consolidato, quando – diciamolo – si entra nelle grazie di una certa critica e di un certo pubblico, fino a che punto si può tirare la corda e riuscire comunque a venir presi sul serio? Se è questo il giochino, già solo per il fatto che esista una sola persona al mondo che abbia avuto il coraggio di parlare bene di questo non-film, significa che ha funzionato. E per questo, se non per altro, chapeau.
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