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La settima vittima

Regia di Mark Robson vedi scheda film

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La recensione su La settima vittima

di GIANNISV66
8 stelle

Val Lewton fu uno dei personaggi chiave nello sviluppo dell'horror come genere cinematografico. Produttore di indubbio talento, lavorò per la RKO e appose il suo marchio ad alcune pellicole destinate a diventare dei classici del genere.
Tra i titoli che ebbero meno risonanza, merita una certa attenzione La Settima Vittima, soprattutto perché sono ravvisabili alcuni elementi che conferiscono a questa pellicola un certo fascino, elementi che in qualche misura vanno ad anticipare temi che saranno ravvisabili nella cinematografia dell'orrore successiva.
Nonostante sia fruibile in una versione depotenziata dai tagli che la censura appose a suo tempo (cosa che in qualche misura ha inficiato sulla scorrevolezza della sceneggiatura), questa pellicola pone all'interesse dello spettatore più attento alcune peculiarità che la rendono decisamente originale rispetto a ciò che veniva percepito allora come horror cinematografico.
Colpisce innanzitutto il fatto che qui non sian presenti, se non in maniera marginale, elementi soprannaturali e, particolarmente, risalta il fatto che non si parla di mostri o di antiche maledizioni.
A una visione non distratta non può sfuggire il fatto che più che di fronte a un horror di tipo tradizionale siamo in presenza di un noir a forti tinte gotiche.
Mary Gibson (Kim Hunter, futuro premio Oscar ma qui esordiente un po' impacciata) vive in un collegio grazie all'aiuto della sorella Jacqueline (l'affascinante Jean Brooks); ma quando scopre che le sue rette non vengono più pagate, decide di recarsi a New York per scoprire cosa è successo alla congiunta.
Si troverà di fronte a una verità agghiacciante, fatta di adoratori del demonio e di una setta in cui si è trovata invischiata la sorella maggiore, ma avrà dalla sua l'aiuto, tra gli altri, di un misterioso dottore caratterizzato dai modi eleganti di Tom Conway.
Diretta da Mark Robson, al suo esordio dietro la macchina da presa, questa pellicola colpisce soprattutto per le sue ambientazioni oscure e claustrofobiche. Su tutta la storia aleggia un costante senso di minaccia, non sono scene efferate o apparizioni mostruose a scatenare la paura nello spettatore, bensì la manifestazione del male nella sua banalità, la malvagità nascosta da una rassicurante maschera di perbenismo borghese.
L'orrore è puramente psicologico, una ragnatela di minacce e costrizioni messe in atto dalla setta per soggiogare la volontà di chi si oppone alla loro delirante fede nel male assoluto.
Non manca qualche momento debole, ad esempio la contrapposizione tra bene e male che il dottore propone agli adepti in maniera un po' troppo didascalica (quasi da catechismo della domenica), tuttavia alcune scene di grande suggestione colpiscono l'immaginario e riescono a mantenere la loro dimensione oscura nonostante il tempo trascorso.
Senza contare che, come osservato già da altri (e più autorevoli) spettatori, un passaggio della pellicola non può non far pensare che il grande Alfred Hitchcock sia rimasto colpito da questo film, o quanto meno da una sua scena.
La Settima Vittima è un piccolo gioiello nascosto nella filmografia degli anni '40, un film forse troppo in anticipo sui tempi per essere apprezzato pienamente da chi all'epoca, intendeva per film horror solo chi portava licantropi o mummie sul grande schermo.

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