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The Wandering Earth

Regia di Frant Gwo vedi scheda film

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La recensione su The Wandering Earth

di supadany
4 stelle

«La speranza è preziosa come un diamante».

Questa dichiarazione assume più connotazioni, rivelandosi valida su numerosi scenari. Tanto per cominciare, la speranza è rara e come tale preziosa. Entrando nello specifico, è riferibile a persone cui affidarsi per superare scogli apparentemente insormontabili, così come rientra in un discorso a più ampia gittata, con una società catechizzata eppure disarmonica, che offre pochi appigli da afferrare per guardare avanti. Inoltre, è l’unico bene che ci rimane per ipotizzare una lunga vita per il nostro pianeta, funestato da cataclismi e con scenari per il futuro convergenti al peggio, tanto da mettere a repentaglio la duratura convivenza con l’umanità.

Queste considerazioni rientrano in The wandering earth, produzione cinese di colossale successo in patria, che in fondo non fa altro che traslare sul proprio suolo quanto il cinema americano ha sfornato incessantemente negli ultimi vent’anni (almeno).  

In un futuro prossimo, l’evoluzione del sole rende la superficie terrestre inospitale, obbligando tutti i governi della Terra a collaborare e muoversi in una doppia direzione. Mentre vengono costruite città sotterranee, parte un piano che punta a bloccare la rotazione terrestre e spostare il pianeta fuori dal sistema solare.

Il lungo viaggio verso la salvezza avrà un intoppo in prossimità di Giove, che potrebbe portare alla distruzione definitiva della Terra. Tra le varie squadre impegnate per scongiurare la catastrofe definitiva, si ritrova implicata per coincidenza una famiglia, con il giovane Liu Qi (Qu Chuxiao) e sua sorella Han Duoduo (Jin Mai Jaho) guidati dal nonno Han Ziang (Ng Man-Tat), mentre dallo spazio il capitano Liu Peigiang (Jing Wu), padre dei ragazzi, tenta l’impossibile per venir loro in soccorso.

Le loro azioni saranno determinanti.

scena

The Wandering Earth (2019): scena

 

Distribuito su scala internazionale su Netflix in scia a un clamoroso incasso al box office cinese, The Wandering earth non possiede le armi per fare altrettanto al cospetto del pubblico occidentale che, in materia di disaster movie e fantascienza, ha masticato prodotti di ogni risma, spesso amari quando il concept ha avuto come intento preminente quello di azzannare il mercato.

In questa circostanza, il regista Frant Gwo agisce su tre fronti: una superficie terrestre ormai invivibile (L’alba del giorno dopo), il sottosuolo che ospita ciò che rimane della civiltà e lo spazio, depositario delle ultime chance di un futuro alternativo per gli esseri umani (Armageddon).

Al di là di alcune dissertazioni scientifiche, che finiscono precocemente nel tritacarne, e di un grido di allarme per il collasso della nostra casa, il film piega su assetto canonico. La famiglia ricopre un ruolo decisivo, rappresentando l’ultimo baluardo per scovare le energie residue e cancellare dal vocabolario la parola impossibile, ma boccheggia sulle vicende personali, mentre l’imponente dispiegamento di mezzi ha alla lunga effetti frastornarti.

Così, se visivamente è maestoso nella sua artificiosità, la concatenazione degli eventi appare ludica, scatenando talmente tanto marasma da appiattirsi sulla saturazione e fare flanella, nondimeno scodellando svariate macchinazioni di vecchia scuola, come ad esempio una serie di soluzioni piazzate all’ultimo secondo utile, con modalità talmente ridondanti da non scuotere gli animi.

Insomma, il principale slittamento dal già visto risiede nel fatto che per una volta sono i cinesi a salvarci dal game over ma buona parte del menù è eretto in formato for dummies, con un pathos comandato a bacchetta e l’immancabile spirito di sacrificio, penalizzato dalla latitanza di carisma dei protagonisti e definito da un incedere tremendamente meccanico oltre che stordente.  

Tanto rumore per (poco o) nulla, consigliabile unicamente a chi senza catastrophic movie non ci sa proprio stare.     

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