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I quattrocento colpi

Regia di François Truffaut vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I quattrocento colpi

di mm40
10 stelle

Antoine Doinel (Léaud) e François Truffaut, sovrapposizione riconosciuta e fortunata, cominciano qui la loro storia insieme: sarà lunghissima (vent'anni tondi) e comprenderà quattro altri episodi. L'ingresso nell'adolescenza per Antoine è quanto di più traumatico si possa presupporre e ciò rappresenta la magistrale forza dell'opera di Truffaut: il tanto incantevole periodo dell'uscita dall'infanzia è in realtà descritto in tutta la sua durezza, difficoltà e ricchezza di ostacoli spesso incomprensibili. E questo è esattamente il mondo come viene visto attraverso gli occhi del protagonista, innocente d'animo, ma irrequieto di natura; sveglio e curioso, ma mai 'discolo' per il puro piacere della trasgressione. Il racconto è lineare e le vicende sono raccontate con garbo e lucidità, meriti notevoli dato il complesso tema trattato. E' quasi come un Pinocchio a rovescio: il protagonista vive con ansia i divieti e le punizioni, pur rimanendone perplesso, e mantiene una purezza di fondo che al burattino di legno manca fino alla trasformazione finale in bambino; qui il bambino è tale fin dal principio ed aspira non tanto alla realizzazione della propria adolescenza, ma a sbocciare già come uomo potendo oltrepassare il traumatico periodo che lo divide dall'età adulta. Indimenticabile la meravigliosa sequenza finale della corsa di Antoine per raggiungere il tanto desiderato mare.

Sulla trama

Antoine Doinel sta per entrare nell'adolescenza. Fondamentalmente solo, con un padre simpatico (che però non è il suo vero padre) sottomesso alla madre, bella ed infedele e soprattutto distante da Antoine. Che marina la scuola, compie innocenti furtarelli e sogna di vedere un giorno il mare. Esasperati i genitori, saranno le forze dell'ordine a prendersi cura del ragazzino, spedendolo in riformatorio. Da lì Antoine evade per correre verso il mare.

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