Espandi menu
cerca
La scogliera dei desideri

Regia di Joseph Losey vedi scheda film

Recensioni

L'autore

maso

maso

Iscritto dall'11 giugno 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 180
  • Post 3
  • Recensioni 830
  • Playlist 186
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La scogliera dei desideri

di maso
6 stelle

 

 

Sembra strano che Tennessee Williams elogiò a tal punto questo adattamento della sua play "The milk train doesn't stop here anymore" da considerarlo il migliore dei molti realizzati negli anni sessanta sulla base dei suoi scritti, perchè il pubblico e la critica non lo apprezzarono affatto evitandolo senza mezze misure; in realtà un campanello d'allarme fu dato dalla seconda rappresentazione allestita a Broadway che presentava nei ruoli principali Talullah Bankhead e Tab Hunter: fu replicata appena quattro volte e non bissò il grande successo della prima edizione con Connery e la Seberg sugli scudi.

Va forse ricercata qui la chiave di volta per il successo di questa suggestiva storia di precipizi a picco sulla vita che fugge via dalla ricca vedova Sissy Goforth afflitta da un male oscuro (tubercolosi?) mentre spende le sue ultime ore a contatto con il misterioso poeta vagabondo Chris Flanders conosciuto come "L'angelo della morte", una figura dai tratti surreali di nero vestita che sembra proprio l'incarnazione del soprannome che lo accompagna.

I protagonisti sono infatti i bistrattati coniugi Taylor e Burton che furono scritturati fra mille dubbi e incertezze, per certi versi giustificate e per altri no, i produttori erano orientati verso Bette Davies e Sean Connery che rispose picche senza mezze misure, non credo la Davies fosse adatta visto la sua incipiente vecchiaia mentre l'idea di un giovane come James Fox la trovo azzeccata anche perchè coincidente agli scritti di Willliams che descrivono Chris Flanders come un ventenne dalla forte carica erotica ma a quanto pare l'elemento discriminante fu Liz Taylor, la quale impossessatasi del ruolo che comunque le sta bene addosso, volle fortemente come partner suo marito, forse per sfruttare l'ovvia naturalezza e complicità nelle scene che vedono i due personaggi alle soglie del peccato ma a mio parere Burton con i suoi quarantadue anni e un attaccamento morboso alla bottiglia non è propriamente adatto al ruolo anche se il suo carisma emerge e non sfigura, ciò nonostante l'aspetto peccaminoso che separa amore e morte non viene evidenziato più di tanto soprattutto dal copione per cui un giovane di belle speranze poteva tranquillamente  fronteggiare la Taylor senza sfigurare.

Il film in se mette in evidenza una grande regia di Losey che risalta al meglio la bellissima location della Sardegna dove Lady Goforth sta scrivendo le sue memorie circondata dalla servitù, i suoi protettori, la segretaria e il medico curante (Romolo Valli),

già il primo carrello all'indietro che dall'ampiezza della scogliera attraversa la finestra fessura e si rinchiude nella camera di Lady Goforth esprime al meglio quanto Losey abbia intuito perfettamente come rendere un film statico interessante, in pratica esegue all'inverso il movimento di macchina fatto da Antonioni alla fine di "Professione Reporter" ma lo ppsiziona all'inizio del film,

ci sono poi fulminei piani sequenza che risaltano la profondità degli spazi e degli interni, spesso gli attori sono ripresi come se fossero sull'orlo del precipizio sopra la scogliera sottostante ad esempio nella bellissima sequenza in cui la Taylor e Burton passeggiano fino al guscio parasole con il continuo infrangersi delle onde in sottofondo, quel "Boom!" del titolo originale che ha il sapore di una metafora di morte che bussa incessante e porta con se il suo messaggero.

Le due star cavalcano a briglia sciolta, soprattutto la Taylor che svariona anche in italiano in molti ciak, in uno in particolare pronuncia "Straenzo" tre volte rivolgendosi al suo schiavetto, ma il personaggio non le concede sofferenze morali ma solo fisiche fra spasmi e colpi di tosse violenti e sanguinolenti, Burton le ronza intorno nel suo funereo kimono nero e impugna una katana incombente sulla sua testa.

Il film trasmette comunque quel misticismo surreale tipico di certo cinema a cavallo degli anni settanta e la proverbiale bella musica di John Barry affidata a strumenti a corde stravaganti come il sitar e il mandolino favorisce l'effetto ammaliante sullo spettatore, considerando poi che il tema dell'ospite misterioso mi ha sempre affascinato posso dire che il gioco vale la candela funeraria ma non fino in fondo perchè i dialoghi e il faccia a faccia del tratto finale a lungo andare destano qualche sbadiglio scongiurato invece nellla parte centrale dalla presenza di un frizzante Noel Coward nel ruolo dell'amico mentore di Lady Goforth.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati