Regia di Jonathan Mostow vedi scheda film
Era dai tempi di “Duel” (1971) che non si vedeva qualcosa di simile.
“Breakdown” è un autentico cult movie del thriller on the road, ex-aequo con “The Hitcher” (1986) e il film di Spielberg.
Con riguardo agli anni ’90, è una pellicola in grado di ridefinire (insieme a poche altre in quel periodo) il concetto di “spettatore inchiodato alla poltrona”.
Nell’arco di una scarsa ora e mezza non c’è via di scampo né tregua. Si respira Hitchcock, ma con più di un occhio di riguardo all’action movie, riuscendo contemporaneamente anche nell’intento di fornire un ritratto spietato di certa provincia statunitense (la famiglia americana media nasconde cadaveri nel congelatore, ed è altresì disposta ad uccidere a sangue freddo).
A tratti assomiglia a “Un tranquillo weekend di paura” (1972), si parva licet, ma con il sole che picchia sull’asfalto al posto dei boschi e delle rapide.
Diretta da un regista sottovalutato (per chi scrive, “U-571” è il miglior film di guerra sottomarina di sempre), è un’opera di perfezione assoluta in quanto a suspense, con un ritmo serratissimo e un Kurt Russell che – per questo ruolo – non avremmo scambiato con nessun altro.
Pellicole come questa sono in tutto e per tutto refrattarie all’obsolescenza, perché tra trent’anni “Breakdown” riuscirà ancora a coinvolgere e lasciare senza respiro, conservando la propria carica esplosiva e la propria capacità di togliere il fiato a chiunque lo guardi.
Quasi un must.
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