Espandi menu
cerca
A Russian Youth

Regia di Alexander Zolotukhin vedi scheda film

Recensioni

L'autore

yume

yume

Iscritto dal 19 settembre 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 115
  • Post 119
  • Recensioni 598
  • Playlist 47
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su A Russian Youth

di yume
8 stelle

A Russian Youth appartiene a quell’estetica del cinema che Sokurov ha rivoluzionato alle radici, introducendo il meccanismo pittorico attraverso la distorsione delle immagini e l’anamorfismo, senza però tradire l’estetica del cinema che è spazio e durata, ritmo e movimento, fuori dal meccanismo proprio della pittura.

locandina

A Russian Youth (2019): locandina

Sappiano che dopo Va’ e vedi e Agonija dello stesso anno, 1985, Elem Klimov non girò più film per sua scelta, ritenendo di aver detto tutto. Morì nel 2003.

Ma l’arte fa scuola e lascia eredi.

Il piccolo Aleksey(Vladimir Korolev), poco più che un bambino, sembra il fratellino di Florya (Aleksej Kravchenko) di Va’ e vedi, ma in guerre diverse e tutte due mondiali.

Aleksey è più grande, la sua è la Prima guerra, Florya nasce vent’anni dopo e a lui tocca la Seconda.

Quindi arriva Sokurov e il concetto diVerfemdung, “alienazione”, diventare altro da quello che si è, ma, sostanzialmente, mantenere la propria identità, si applica al cinema e all’ uso completamente nuovo dei principali dispositivi cinematografici.

Si tratta di scuola e Sokurov lascia tracce fondamentali nei suoi allievi, specie in quelli più geniali. Alexander Zolotukhin è uno di questi.

Alexander Zolotukhin

A Russian Youth (2019): Alexander Zolotukhin

 

A Russian Youth appartiene a quell’estetica del cinema che Sokurov ha rivoluzionato alle radici, introducendo il meccanismo pittorico attraverso la distorsione delle immagini e l’anamorfismo, senza però tradire l’estetica del cinema che è spazio e durata, ritmo e movimento, fuori dal meccanismo proprio della pittura.

Riconosciamo in Zolotukhin l’impronta del Maestro nel trattare la materia restando aderente alla realtà, pur lavorando alla sua rappresentazione come se fosse un sogno.

scena

A Russian Youth (2019): scena

 Le immagini "pittoriche" di Sokurov sentono intuitivamente il “tempo”, sono icone inesauribili che appartengono al codice genetico della tradizione russa.

Le immagini di Sokurov sono come i sogni che appaiono come pagine non costruite che si riempiono di contenuti da soli, immagini di vecchie foto in pagine sussurranti, per esempio, che ci impongono la loro nozione di tempo e arricchiscono, come icone, la nostra coscienza.” (da Thorsten Botz-Bornstein, Films and dreams 2007, Lexington Books)

scena

A Russian Youth (2019): scena

In A Russian Youth riconosciamo l’impronta dei due Maestri, ed è forte.

C’è, però, un buon tratto individuale, l’intenzione evidente di dire anche con la propria lingua quello che vuol dire.

I boschi di larici, i paesi massacrati da anni di guerra, il fuoco, gli spari, le esplosioni improvvise e il fumo, il sangue. Il repertorio di morte e distruzione c’è tutto, e il film di Klimov ha fatto scuola.

Mancava la trincea, prerogativa della Prima Guerra Mondiale, qui c’è tutta.

Lì l’orrore è negli occhi spalancati di Florya, qui Aleksey è cieco, la sua conoscenza della realtà è intuitiva, tattile, sonora.

Ed entriamo così nello specifico del film, la presenza parallela di due dimensioni e il loro intrecciarsi in una singolare stratificazione fra passato e presente.

Lungo il primo asse siamo alla fine degli anni '10, sul fronte orientale un adolescente russo si unisce all'esercito per combattere i tedeschi nella prima guerra mondiale.

Cento anni dopo, a San Pietroburgo, un'orchestra prova due opere di Sergei Rachmaninoff, il Piano Concerto n. 3 del 1909 e le Danze sinfoniche del 1940.

 

scena

A Russian Youth (2019): scena

Il cammino del giovane soldato da una trincea all’altra si alterna con scorci delle prove d’orchestra, in una straordinaria simbiosi fra suoni e immagini. Non è una colonna sonora, commento alla diegesi della storia, le note sono esse stesse immagini nel loro incalzare, interrompersi, riprendere e modificarsi secondo le direttive del Maestro. Ascolteremo solo nel finale, e si sovrapporrà anche ai titoli di coda, il pieno orchestrale che accompagna l’interpretazione del pianista del piano concerto più difficile dell’autore, per il resto arrivano brani di sezioni strumentali frammentate, come faticosamente avanzanti verso una meta.

La stessa cosa accade al gruppo di soldati russi, ora in trincea, ora nei paesi, ora in campo aperto, sotto il fuoco nemico.

Frammenti incastonati in tempi diversi, lo sguardo d’insieme è continuamente interrotto ma fatto intuire sotto traccia, affidato al fulcro che è il soldatino con la sua fisarmonica che ben presto un attacco nemico gli toglierà mentre i gas faranno il resto togliendogli la vista.

La distanza fra i due mondi, la sala prove e la guerra, è totale, ed è la distanza fra noi e la rappresentazione, la sensazione di guardare da dietro un vetro appannato è netta ma il funzionamento della memoria è spinto in primo piano.

Quello che vediamo è reale tanto quanto è reale il ricordo, alla distanza i colori si alterano, i contorni scompaiono, la sequenza dei fatti può uscire alterata.

Il direttore della fotografia, Ayrat Yamilov, sceglie di dare colore a filmati di una guerra che si è vista sempre in bianco e nero usando un filtro colore danneggiato così che le immagini diventino logore e graffiate, i momenti dell’azione possono sovrapporsi, essere sfalsati, ma Aleksey cieco che, per un attimo, nel finale, guarda nell’obiettivo con i suoi occhi cilestrini aperti colmi di stupore infantile è quanto di più coerente con il senso della storia.

All’autore interessa meno seguire le peripezie di un eroe (nella fattispecie Aleksey e la sua menomazione) quanto invece dare la percezione effettiva di una vicenda umana, distante ma rimasta galleggiante in frammenti sospesi nel tempo.

Non ricostruzione nè fiction, ma recupero di una memoria che, per quanto tarlata, piena di buchi e pezzi mancanti, non va dispersa, e alla fine torna a riprendere il suo spazio e il suo tempo, come quell’ insieme di corni, archi, timpani e ottoni che trovano la giusta armonia intorno al piano.

 I tasti pigiati dal pianista e i soldati che si allontanano fra gli alberi marciano in sintonia, l’ocra della terra polverosa, le macchie gialle del sole, il richiamo scuro delle ombre si fondono con la musica.

Gli uomini di quel drappello fatto prigioniero dai Tedeschi non sono dei vinti, anche se circondati da mitragliatrici, Aleksey li rincorre col suo bastone, brancola ma non cede, fino all’ultimo vuol esserci, anche quando sembra impossibile, un cieco alla guerra!

E’ rimasto con il suo plotone anche quando i superiori non gli hanno risparmiato bacchettate e punizioni.

scena

A Russian Youth (2019): scena

Ma c’era l’amicizia con Natarska, l’aiuto che qualcuno riusciva sempre a dargli, l’incarico che l’ufficiale gli ha concesso di ascoltare, attraverso un enorme imbuto issato su un treppiede traballante, la frequenza sonora di aerei nemici in arrivo e dare il segnale alla truppa.

Aleksey sente di contare, ed è rimasto, cieco ma parte di un tutto che gli dà una solidarietà muta, scontrosa, eppure capace di rendere quei posti orrendi dei posti per uomini.

scena

A Russian Youth (2019): scena

 Dall’altra parte del tempo, ai tagli ricorrenti nel flusso orchestrale, ai rimproveri del Maestro per un accordo mal riuscito, per un ingresso sbagliato, segue una cascata di note giuste, un momento di musica piena, e il lavoro prosegue.

Il concerto si costruisce a fatica, come la sorte di quei soldati, la loro vulnerabilità è l’elemento trainante del film, sempre ai limiti del collasso e sempre di nuovo in corsa, come il piccolo Aleksey, presenza vibrante, tattile, sorridente, fiduciosa, come la musica, sempre.

 

 

 

 

 www.paoladigiuseppe.it

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati