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Kundun

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Kundun

di alan smithee
6 stelle

La necessità di un capo che sia una guida; le difficoltà a comprendere ove si è incarnato il nuovo Lama.L'istruzione di un capo, la coltivazione della saggezza e della maturità spirituale;le prepotenze e le angherie di uno stato confinante troppo grande e potente;la fuga come necessità per mantenere saldi i propri principi e la propria indipendenza

Kundun è una produzione ad alto budget tratta dal libro autobiografico del Dalai Lama del Tibet Tenzin Gyatso dal titolo La libertà dell’esilio; esso ripercorre, in uno stile sontuoso che ricorda la strada e lo stile adottati da Bernardo Bertolucci a partire da un decennio prima con L’ultimo imperatore e, a livello di storia, nei suoi tratti essenziali ed  almeno in parte, quel Little Buddha che tuttavia contiene molti meno elementi autobiografici e reali, la storia dell’ultima massima autorità spirituale della religione buddista, dal lontano 1937, quando un semplice e vivace bambino di due anni viene notato per caso da una religioso che, sotto mentite spoglie di servitore, in realtà si aggira alla ricerca di indizi che lo portino a scoprire la reincarnazione del tredicesimo Dalai Lama morto già da alcuni anni.

Il bambino darà prova in modo stupefacente di essere lui la persona che possiede i requisiti per portare avanti l’incarico del precedente religioso, e per questo dopo due anni verrà portato, ancora bambino, ad insefiarsi a Lhasa come il quattordicesimo Dalai Lama, preparandosi secondo le antichissime dottrine della tradizione buddhista.

Negli anni successivi, ancora giovane, Kundun, resosi conto della pressante minaccia cinese acuitasi con la salita al potere di Mao, arriverà a chiedere aiuto al presidente degli Stati Uniti: ma ciò nonostante nel 1949 il Tibet venne annesso alla Cina. Eletto ufficialmente Dalai Lama nel 1950, Kundum decide di incontrare Mao che, contrariamente agli atteggiamenti ufficiali, si dmostra, almeno inizialmente, cordiale e comprensivo, tanto da illudere il religioso in una sua collaborazione per mantenere l’indipendenza dal grande stato confinante.

In seguito ad un eclatante cambiamento di comportamento da parte de presidente Mao, il Dalai lama si ritira a Lhasa tentando un’ultima inutile mediazione. Il suo esilio risulterà inevitabile dopo che molti monaci verranno trucidati per essersi opposti all’atteggiamento invasivo delle armate cinesi.

Sontuoso, epico ed esteticamente entusiasmante, talvolta spettacolare nelle sue visioni d'insieme a dir poco grandiose, il colossal è anche il film visibilmente meno personale di Scorsese, che in ragione di molti motivi deve per forza abbandonare i tratti salienti della sua regia per dedicarsi ad una storia e ad una cultura decisamente agli antipodi dal suo cinema.

Il film è dedicato alla madre Catherine, deceduta proprio nell’anno dell’uscita del film nelle sale.

 

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