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Kundun

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Kundun

di sasso67
8 stelle

Ogniqualvolta Scorsese ha fatto un film di argomento religioso, si è andati a controllare la confessione professata da chi vi ha collaborato. Così, per "L'ultima tentazione di Cristo", si disse che era un film tratto dal romanzo di un ortodosso, sceneggiato da un ebreo e diretto da un cattolico. Nel caso di "Kundun" si è invece scritto (Morandini) che è un film sceneggiato da una buddista e firato da un cattolico in un paese musulmano (il Marocco, visto che il Tibet era off limits). Da agnostico, dico che, apparentandosi ad operazioni bertolucciane come "L'ultimo imperatore" e "Il piccolo Buddha", questo lavoro di Scorsese è piuttosto riuscito. I primi anni di vita del Dalai Lama - dalla sua scoperta in quanto reincarnazione del Buddha, tra le montagne del Tibet, alla fuga in India dal suo paese occupato dai Cinesi - divengono progressivamente più interessanti per quanto ci si sposta dalle vicende di un bambino figlio di contadini, abituato dai due anni ad essere trattato pressappoco come una divinità, alle necessità politiche, che ne fanno un soggetto, seppure inzialmente marginale (nessuna potenza muove un dito per salvare il Tibet dal giogo maoista) dello scenario geopolitico mondiale. Gli aspetti familiari della vita del Dalai Lama restano sullo sfondo, sebbene vi sia qualche rimando ai rapporti, sicuramente singolari con i genitori e con i fratelli. Ne esce il ritratto di un uomo buono, completamente dedito alla non violenza, che si stupisce perfino dell'esistenza di un carcere a Lhasa, e che esce irrimediabilmente sconfitto (anche se non sul piano morale) dalla sottile crudeltà tipicamente cinese di Mao, il quale, forte del suo miliardo di guardiani della rivoluzione e di un materialismo, dogmatico come quello di una religione rivelata, ammonisce il protagonista che «la religione è veleno». La Cina è vicina, purtroppo. E viene la voglia, tra una ventina di giorni, quando le televisioni di tutto il mondo trasmetteranno no stop le Olimpiadi di Pechino, di spegnere il televisore e di andare, quanto meno, in pellegrinaggio a Pomaia.

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