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Verrà il giorno...

Regia di Christopher Morris vedi scheda film

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La recensione su Verrà il giorno...

di mck
7 stelle

(In)Sicurezza (Inter)Nazionale.

 

 

Per fare un Checco Zalone (pfiu!, stavo per scrivere "americano", e "nero"!) afro-statunitense (con o senza Gennaro Nunziante) si sono messi in tre --[si potrebbe dire che il semi-esordiente Marchánt Davis (“Tuscaloosa”) sia il Luca Pasquale Medici afroamericano - o comunque Non-di-Bari -, ma in realtà qui è solo ottimo attore, mentre la sceneggiatura è frutto del lavoro del duo che già collaborò, con Sam Bain, per la realizzazione di “Four Lions” (che sempre sugli stessi temi batteva), ovvero il regista, Chris Morris (che inglese e bianco è, ma con una voglia sull’intera parte sinistra di viso e collo: conta e vale?), e Jesse Armstrong (lui non ha scuse: è proprio bianco-bianco e anglo-gallese), il creatore di “Peep Show”, “the Old Guys”, “Fresh Meat”, “Babylon” e del recente “Succession”, con in più l’aggiunta d non meglio precisto materiale aggiuntivo apportato da Sean Gray e Tony Roche]--, e… beh, ce l’hanno fatta.

 


La storia non è nuova, m’ad ogni modo è attuale. È un po’ come se, tipo, “the Last Black Man in San Francisco” fosse diretto da John Landis, toh. O anche, che so, se “A Scanner Darkly” fosse stato scritto da Joseph Heller in collaborazione con Thomas Pynchon… O se, ancora, il clooney-style politico di “Syriana” (Stephen Gaghan), “Michael Clayton” (Tony Gilroy) e “The Men Who Stare at Goats” (Grant Heslov) fossero stati innestati con “Sorry To Bother You” e i Coen di “Burn After Reading”… Ma poi anche no, eh… Anzi, scordatevi ciò che ho appena scritto. Torniamo a Zalone: ecco.

 

 

Gli va dato atto che spazia a destra e a manca, facendo battute (se colpendo nel segno - ovvero i potenti - o mancando il bersaglio - accanendosi sui deboli - lo deciderà lo spettatore: per me la maggior parte delle volte funzionano, e quando non lo fanno, semplicemente si passa oltre, senza troppo storcere il nasino) dalla situazione siriana agli attentati dell’11 settembre, dalla questione razziale a quella femminista, e anche grazie alla prestazione del già citato Marchánt Davis, alla faccia bella e strana della brava Anna Kendrick (“Scott Pilgrim vs. the World”, “Life After Beth”) e alle altre buone prestazioni di Denis O’Hare (“True Blood”), Danielle Brooks (“Orange Is the New Black”), Kayvan Novak (“What We Do in the Shadows”) e Jim Gaffigan (“Troop Zero”), il tutto funzionicchia…

 


Fotografia: Marcel Zyskind (spesso collaboratore di Michael Winterbottom). Montaggio: Billy Sneddon (già al lavoro col regista per “Four Lions”). Musiche dello stesso Chris Morris e di Sebastian Rochford (“High Life”) e Jonathan Whitehead (molta buona tv d’Albione). Producono UK, U.S.A. e Australia. Per questioni di tasse (si consultino Chortle e Variety) Santo Domingo (la capitale della Repubblica Dominicana, costituente gli altri due terzi, oltre ad Haiti, in cui è politicamente divisa l’isola di Hispaniola, nelle Grandi Antille), in cui è sita una succursale dei PineWood Studios, interpreta Miami dal basso (mentre dall’alto è lei, ripresa dai cieli della Florida).

 


Il protagonista ha sul comodino la biografia di Toussaint Louverture (l’afrocentramericano Napoleone/Giacobino Nero dei Caraibi → Hispaniola → Saint-Domingue → Haiti che guidò la rivolta della locale popolazione di colore, schiavi e cimarroni, e dei pochi fantasmi degl'indigeni taino e arauachi superstiti, conosciuto in Italia anche grazie alla trilogia di Madison Smartt Bell pubblicata da Alet a metà anni zero) scritta da Philippe Girard e professa una religione che comprende, oltre al rivoluzionario e generale haitiano, anche Babbo Natale Nero e Allah: s’è impegolato e impelagato con bazooka, kalashnikov e materiale radioattivo fissile (piscio e fagioli, mica cotiche), ma in realtà vorrebbe solo avviare una piccola fattoria autosostentantesi. Gran bel finale sui titoli di coda: cinicamente iperrealista.

 


“Portare in aula questa storia causerebbe più danni alla sicurezza nazionale che una sparatoria, che sarebbe solo l’ennesima sparatoria.” 

 

* * * ¼ (½)

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