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La maschera di ferro

Regia di Randall Wallace vedi scheda film

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riccardo III

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La maschera di ferro

di riccardo III
4 stelle

Una volta fatto uno sforzo di obbiettività colla votazione, temo dovrò confessare che questa rumenta è un film che amo rivedere di tanto in tanto, quando la suddetta sventurata ha bisogno di staccare la spina al cervello e di estraniarsi dall'immonda realtà!:))) Parlando seriamente, per quali altre ragioni si potrebbe sopportarlo? Lo spettacolone molto hollywoodiano, con scene, costumi (e luoghi!) notevoli, il cast di stelle, il genere cappa & spada, e l'esercizio nei diversi tipi di accento, dall'americano tamarrissimo di DiCaprio fino all'aristocratico-ma-non-troppo British English di Jeremy Irons, passando per l'americano più raffinato di Malkovich, l'irlandese-bene di Byrne e l'accento infame degli attori francesi. Per quanto riguarda il resto, c'è da farsi venire un colpo, se poco poco si attiva il proprio senso critico: la sceneggiatura, in particolare, oscilla perennemente tra il volgare (gli imbarazzanti siparietti comici con Gérard Depardieu), il retorico (tutta la parte del cameratismo tra i moschettieri, specialmente verso la fine... le ultime scene in questo senso sono esilaranti) o un misto di retorica e ridicolo, ad esempio nella storia d'amore tra D'Artagnan e la regina, complice anche la pessima recitazione di Byrne e della Parillaud. Altro difetto, per inciso, che trovo sempre snervante, è la ripetizione ossessiva di battute, in questo caso del celeberrimo "All for one and one for all". Le incongruenze e la totale infedeltà storica vanno messe in conto a priori, trattandosi di un film hollywoodiano "popolare". L'unico aspetto narrativo interessante, oltre all'intrigo, è il tema della paternità, sia biologica che adottiva, che è un autentico filo conduttore (un padre alleva suo figlio, che viene ucciso; un altro padre deve veder crescere il figlio a distanza senza poter rivelare nulla, un gemello figlio del secondo padre viene adottato dal primo, quasi una compensazione). Per quanto riguarda l'allucinante regia, si veda il riquadro sotto. Insomma, gli spettatori in possesso di un sano discernimento cinefilo e non appartenenti alle categorie suddette sono avvertiti!:)

Sulla colonna sonora

Molto meglio nei momenti intimistici che in quelli epici.

Cosa cambierei

Mezza sceneggiatura e il regista:)))

Su Randall Wallace

Tremenda, di un'incompetenza lampante (si veda il commmento di antoniorezza, che più calzante e divertente non si può). Le scene di massa hanno giustamente orripilato tutti, io aggiungerei la morte di Raoul, brutta all'estremo, oppure la parte finale. Le uniche scene degne di questo nome sono la rimozione della maschera, la visione della luna piena e l'incontro nella cripta, dove il merito va più alla direzione degli attori che al resto.

Su Leonardo DiCaprio

In una prova divistica molto tradizionale (i gemelli identici all'aspetto e diversissimi nella personalità), alterna ottime scene ad altre manchevoli, soprattutto nei panni di Luigi XIV. Ad esempio, la codardia e la meschinità del re non risaltano abbastanza (e forse depone umanamente a suo vantaggio il non essere riuscito a capirlo, a ventidue anni di età:)), così come il tormento di Philippe (il gemello buono) e il suo shock sono poco in rilievo, nella prima scena con Athos. Un altro difetto che salta agli occhi nella sua interpretazione è puramente fisico: del re francese del Seicento non ha nulla. Per il resto, dato che si sta pur sempre parlando di Leonardo DiCaprio, non mancano scene magistrali, come le già citate rimozione della maschera, una vera "resurrezione" e la visione della luna, molto dolce. I due personaggi si distinguono ovviamente sempre benissimo e all'istante, soprattutto dagli occhi (e da bravo attore americano, il nostro è sempre stato più a suo agio con le espressioni che con le parole). Riguardo al personaggio di Luigi XIV, stupisce quanti giornalisti e blogger dalla memoria corta definiscano Calvin Candie il suo primo cattivo, quando qui abbiamo un gran bell'esemplare del genere (la mancata fuga, con degli sguardi e delle urla talmente carichi di odio da essere inquietanti, la scena col fratello, quando fuma dalla rabbia e alla fine gli grida: "Wear it until you love it!!!", o il suo commento a proposito del cadavere dell'amante). Personalmente non ho mai avuto dubbi sulle sue capacità in merito. Una postilla: a giudicare da come balla, dev'essere molto musicale.

Su Jeremy Irons

Ormai è abbonato alle vesti talari, in particolare a quelle gesuitiche, data la sua figura e le sue maniere molto distinte.
Infatti la sua recitazione ha la sua tipica grande pacatezza ed eleganza. Terribile, però, la scena della fuga, dove si traveste da frate ubriacone e sfoggia un italiano molto discutibile!!!

Su John Malkovich

Non mi ricordavo che Athos fosse così iracondo (stante "I tre moschettieri"). Da grande attore qual è, se la cava sempre più che bene. Ottima l'intesa con DiCaprio.

Su Gérard Depardieu

"Ci sono due tipi di film che non si rifiutano: quelli degli amici e quelli degli americani". Appunto.

Su Gabriel Byrne

Ci voleva ben altro attore per un ruolo dove il più non è detto e, quando lo è, lo dovrebbe essere con tutt'altra intensità e dolore. Appena sufficiente.

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