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Panama Papers

Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film

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La recensione su Panama Papers

di supadany
7 stelle

Venezia 76 – Concorso.

I fatti sono sempre più complicati di quanto sembrino a una prima occhiata. Quando di mezzo ci sono i soldi, soprattutto se sporchi e ammucchiati in quantità esose, la truffa è dietro l’angolo e nemmeno adottare tutti gli accorgimenti consentiti è garanzia tranquillizzante di sicurezza. Del resto, questi sono gli anni dominati dalla finanza, ingorda e spregiudicata, machiavellica per come agisce senza guardare in faccia a nessuno, rubando i sogni della gente comune per recuperare capitali che, a tutti gli effetti, finiscono semplicemente per far numero.

Una dimensione talmente preoccupante che anche lo smascheramento di una frode non modifica gli orizzonti, in quanto riparte subitaneamente una formula analoga, semplicemente sotto nuove spoglie (e gli stessi nomi).

Ellen Martin (Meryl Streep) ha perso suo marito (James Cromwell) durante una gita in barca. Ancora provata dal dolore, dovrà fare i conti anche con una falsa polizza assicurativa, che vanifica un rimborso altrimenti milionario, con il quale avrebbe potuto esaurire i suoi sogni.

Scavando in un intrigo di proporzioni enormi, spaziando dagli Stati Uniti fino alla Cina, con società di facciata, persone pagate per fornire una copertura e conti offshore, verranno a galla i nomi di Mossack (Gary Oldman) e Fonseca (Antonio Banderas), un duo a capo di uno studio legale di Panama, rinomato per nascondere da occhi indiscreti i capitali dei suoi facoltosi clienti.

 

Antonio Banderas, Gary Oldman

Panama Papers (2019): Antonio Banderas, Gary Oldman

 

Ispirato al romanzo d’inchiesta Secrecy world: Inside the Panama Papers investigation of illicit money networks and the global elite scritto dal premio Pulitzer Jake Bernstein, The laundromat – su Netflix dal 18 ottobre - tratta lo scandalo Panama Papers, un intrigo finanziario su scala internazionale, diramatosi tra una corruzione sfrenata e un’evasione fiscale senza ritegno.

Ovviamente, Steven Soderbergh non si limita alla congiunzione leziosa dei puntini. Inserisce i paletti fondamentali tra il punto d’ingresso e quello di caduta, per poi procedere in ordine sparso, divagando su singole questioni studiate ad hoc per aggiungere un po’ di colore. Così facendo, denota una duttilità estrema, un po’ come se avesse problemi a rimanere concentrato sul pezzo ma fosse contemporaneamente in grado di girovagare per più lidi completando comunque la cornice del quadro.

Un esercizio compositivo che sviluppa una ragnatela conforme per ingarbugliamento alla forma pensata per architettare questi tranelli a matrice finanziaria, dove aprendo una scatola non si trova un regalo bensì un altro contenitore da ispezionare, a sua volta nuovamente vuoto e così via.

Una concatenazione di eventi dalla fisionomia ingegnosa e calibrata, che disquisisce su un gigantesco imbroglio risalendo il torrente composto da persone e società, uno spaccato corale suggellato da un trio di prime punte da urlo: Meryl Streep, presente in duplice e riconoscibile veste, primeggia declamando uno sferzante monologo di fine corsa, mentre Gary Oldman e Antonio Banderas formano una coppia di sfondamento, punteggiandosi ogni discorso vicendevolmente con naturale nonchalance.

 

Meryl Streep

Panama Papers (2019): Meryl Streep

 

Dunque, The laundromat non si limita a rinfrescare la memoria basandosi su fatti segreti di una storia smascherata (e dimenticata troppo presto dall’opinione pubblica), optando per sviscerarla capillarmente in un apparato a suo modo puntuale. Pertanto, se vedendo un film del genere non possono che germogliare pensieri negativi, la modulazione offerta dall’arte affabulatoria di Steven Soderbergh arricchisce la portata con il ripetuto sfondamento della quarta parete, venature beffarde e un protagonismo tipico di chi riuscirebbe a spacciare dei cavoli a merenda a un gruppo di bambini. 

Audace e effervescente, con un pugno di stilettate acute.

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