Regia di Rebecca Zlotowski vedi scheda film
Abbiamo la ragazzina che vuole fare la donna di classe e scimmiotta Sofia Loren. Abbiamo l’uomo facoltoso, macho, pieno di soldi che attracca il suo gigantesco yacht ovunque – ogni riferimento al complesso del pene è voluto. Abbiamo i ragazzetti alfa che credono di essere capaci di rimorchiare le ragazze con il solo potere della spavalderia erotica – vedi la patetica scena dei ricci di mare. Abbiamo l’immancabile amico gay, un po’ macchietta, che dall’alto della sua spocchia gender sentenzia: «Ma va con i vecchi?» – eh, se sapessi caro mio. Ma abbiamo anche una ragazza che pur seguendo suo malgrado i capricci della bionda e conturbante cugina di alta classe, comprende come la realtà semplice e proletaria sia molto più vera e sincera. E abbiamo anche un uomo ricco, di mezza età, che vive con nostalgia la libertà ormai perduta.
Il pamphlet è facile tanto quanto la ragazza del titolo originale. Non è un film politico né antropologico, non guarda realmente alla società, all’adolescenza, ai mali del sistema borghese. Li racconta in modo patinato per non ferire troppo e per suggerire una morale spiccia, benché corretta. Inoltre i francesi ci avevano abituato a film coraggiosi, soprattutto quando tematizzano la sessualità, il corpo, la carne. Invece la regia è misurata, paesaggistica. Prendete tutti i contrari di “audace” e possono andare bene per descrivere un film irritante per il mondo che descrive e per la leggerezza con cui lo politicizza. Lo stesso accade con il quasi “gemello” MILF (Axelle Laffont, 2018). Forse perché l’audacia originaria di Netflix si è già imborghesita?
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