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Liberi di scegliere

Regia di Giacomo Campiotti vedi scheda film

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La recensione su Liberi di scegliere

di boychick
8 stelle

Pellicola ben realizzata che offre una moltitudine di spunti di riflessione. Da vedere soprattutto nelle scuole e per i più giovani.

Liberi di scegliere è un ottimo film, ben realizzato, coinvolgente e ben interpretato. Pellicola che tratta il tema della mafia, focalizzandosi, però, non sulle scene di azione, inseguimenti e quant’altro, ma concentrandosi sulle conseguenze che hanno le azioni compiute da chi viola la legge sui figli e sulle donne. Infatti, Domenico e Teresa, seppur ancora innocenti, non vivono in modo libero la loro adolescenza, poiché l’uno è chiamato sin da piccolo a crescere subito ed in fretta, e la sorella, è usata quasi come merce di scambio, oggetto di un matrimonio combinato per unire due famiglie.

Il tema della libertà e del destino quasi già scritto dei figli di esponenti della mafia, sono ben trattati in questa pellicola e riescono ad essere trasmessi a tutti gli spettatori. Le scene più toccanti e di forte impatto emotivo sono diverse, in particolare quando il padre mette in mano a un Domenico ancora bambino il fucile, oppure quando si prepara il matrimonio di Teresa sebbene a nessuno importi che lei non vuole sposarsi e non si sente pronta.

Insomma, una pellicola dalla quale si possono trarre diversi spunti di riflessione e che dovrebbero essere presi in seria considerazione da tutti. Quando si parla, infatti, di sconfiggere la mafia si pensa subito a grandi operazioni militari, lavori di intelligence e via dicendo. In realtà, purtroppo, il carcere per chi già vive in bunker, o per chi è costretto a nascondersi di continuo, non è visto affatto come la panacea di tutti i mali, anzi. Il carcere può essere un luogo dove mostrare la propria forza, il proprio potere e la propria influenza.

Naturalmente, è logico che occorre assicurare alla giustizia coloro che violano la legge, ma per sconfiggere i comportamenti criminali (specie quelli mafiosi tramandati di generazione in generazione) occorre qualcos’altro. Occorre, innanzitutto, interrompere questa catena che tramanda di padre in figlio l’atteggiamento e le tecniche criminali. D’altronde è sufficiente leggere le teorie sulla subcultura criminale di Cohen o, ancora meglio, la teoria dell’associazione differenziale di Sutherland, secondo la quale, il comportamento criminale viene appreso (si apprendono sia le scusanti, che le forme, che le tecniche) stando a stretto contatto con gruppi, con persone, che sono portatrici di valori non conformi alla legge (pensiamo, appunto, alla mafia).

Ecco perché l’idea del presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, Roberto di Bella, (nel film rappresentato da Alessandro Preziosi) è stata eccezionale da questo punto di vista. Ha capito (e il film lo mostra molto bene, ora sta alle autorità che lo hanno visto cercare di darne attuazione) che per sconfiggere la criminalità organizzata, occorre anche intervenire da un punto di vista sociologico, lavorare sulla cultura e sull’educazione. Certamente ci vuole tempo, ma le misure più lunghe sono anche quelle più efficaci.

In un’intervista pubblicata sul “Sole 24Ore”, il magistrato dice, infatti, che la mafia si eredita, che occorre regalare ai giovani un percorso alternativo fuori da quel modello educativo mafioso che sempre pregiudica lo sviluppo psicologico di bambini e adolescenti e che, continua il magistrato, “l'introiezione della cultura mafiosa, i cui sintomi sono presto evidenti, dal bullismo, all'oltraggio a pubblico ufficiale, alla dispersione scolastica va combattuta con scelte educative radicali”. L'obiettivo è quello di tutelare l'integrità emotiva e fisica dei minori, proponendo un percorso in comunità o in famiglie affidatarie, fuori dai confini regionali. Non si tratta di confische, di deportazioni o di provvedimenti punitivi, bensì una forma di tutela volta ad offrire altri orizzonti sociali, affettivi e psicologici a chi rischia un futuro di carcerazione, latitanza, lutti”.

Per chi volesse leggere l’intervista completa metto il link nei commenti.

 

La pellicola riesce molto bene a trasmettere tutto questo. In modo semplice, senza scene forti, insomma, per tutti. Per questo non sarebbe male mostrarlo nelle scuole di qualsiasi grado a tutti i ragazzi. Poichè occorre arrivare a tutti. Troppo spesso e volentieri si attende il solo intervento delle forze dell’ordine, dicendo frasi del tipo: “Mah sì ci sono loro, è il loro compito”. Il problema è che da soli non ce la possono fare, o meglio, spesso si interviene quando ormai il danno (omicidio, furto ecc.) è fatto e le vite di più persone sono ormai compromesse. Perché, un giovane, va bloccato prima che inizi la sua vera partecipazione in una organizzazione criminale. In quanto una volta che inizia, o che entra in carcere, il tutto sarà poi compromesso, in quanto sarà stigmatizzato/etichettato da tutti come un criminale e a quel punto lo diventerà a tutti gli effetti. Ecco definita in modo veloce, la più complessa teoria dell’etichettamento (The Labelling Theory) di Howard Becker.

In questo, perciò, le istituzioni hanno un ruolo chiave. A scuola, nei centri sportivi, attraverso la tv e i social network occorre parlare, mostrare, far leggere e conoscere.

A mio avviso, senza una cultura della legalità, ma più semplicemente senza portare concretezza ad un concetto astratto come libertà o scelta poco si può fare e ogni sforzo sarà, alla lunga, vano.

Speriamo veramente che le istituzioni possano raccogliere questi messaggi in modo concreto, poiché oltre a mostrare serve, poi, agire in quella direzione. Non è affatto facile, anzi. La direzione è lunga e difficile, e servirà molta pazienza, ma tutto ciò deve essere compiuto con la speranza che, dopo qualche tempo, potrebbe portare tanti frutti. Senza dimenticarci cosa disse Goethe e rimanendo sempre con i piedi per terra: “Pensare è facile, agire è difficile, e tramutare il proprio pensiero in azione è la cosa più difficile del mondo”.

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