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Keoma

Regia di Enzo G. Castellari vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Keoma

di hallorann
8 stelle

C’è un dialogo esplicativo all’inizio del film che marca subito il territorio. È un dialogo tra il protagonista, un pistolero mezzosangue chiamato Keoma e una vecchia dai grandi occhi azzurri che tira un carretto, è la Morte. Questa presenza sarà una sorta di coprotagonista in alcuni momenti salienti della vicenda. Al contrario del confronto tra Antonius Bloch e la Morte ne IL SETTIMO SIGILLO, in KEOMA non ha funzione di inganno e di castigo, “Tu che arrivi sempre quando finisce la vita, perché sei venuta da me?”- “Non aver paura, non per fermarti”. E’ memoria, monito, pessimismo, prudenza e fedele compagna per Keoma, nonostante il “devo farcela da solo…perché sono solo” e il finale libero. Western anomalo e singolare, per certi versi mistico. Certo la storia del pistolero che torna nella sua terra per scacciare i cattivi e ripristinare il bene non è inedita, ma gli elementi che la arricchiscono di valore non mancano. Keoma, figlio di un’indiana è sempre stato odiato da i tre fratellastri alleati infidi e opportunisti di Coldwell, un ex ufficiale dell’esercito che guida la città tra soprusi e violenze. Il protagonista, vincitore della guerra di secessione, è un cowboy non sui generis con capelli lunghi e fascia in testa; forte, determinato e veloce con la pistola irrompe sulla scena mentre gli uomini di Coldwell stanno portando i malati di peste in una miniera abbandonata, un uomo fugge dalla carovana e viene ucciso innescando una fuga che si trasforma in carneficina. Keoma interviene per salvare Lisa, la moglie incinta non malata del primo ucciso, la riporta in paese e riuscirà a farla partorire evitandole una morte violenta. Egli si erge a paladino della sua gente, risveglia le loro coscienze dando loro la libertà. Il cammino della liberazione sarà irto di ostacoli e di spiacevoli decessi. La lealtà, l’amicizia, l’affetto e il rispetto tra padre e figlio, il disprezzo per la guerra, la diversità come risorsa (non solo Keoma ma anche l’emarginato George) sono tra i valori aggiunti della pellicola diretta da Enzo G. Castellari, il quale dalle ceneri del western all’italiana ne firma un degno epitaffio. Castellari, figlio di Marino Girolami e nipote di Romolo Guerrieri, si è sempre distinto per maggiore abilità e bravura, specie nel cinema d’azione, di avventura e soprattutto in questo tardo western. In KEOMA, innanzitutto, non banalizza il soggetto di Luigi Montefiori/George Eastman (noto attore e produttore di b-movies), imprime uno stile rarefatto, lento ed efficace, ricco di bellissimi ralenti, di fascino e di incisività nel montaggio, nell’utilizzo degli scenari dell’Abruzzo, nella scelta e nella direzione del cast. Il feticcio Franco Nero, il grande Woody Strode, William Berger, Olga Karlatos, Orso Maria Guerrini, Gabriella Giacobbe e tutti gli altri, stupenda anche la canzone del titolo (ispirata a Leonard Cohen e Bob Dylan) e le musiche scritte dai f.lli De Angelis.

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