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Polar

Regia di Jonas Åkerlund vedi scheda film

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La recensione su Polar

di supadany
6 stelle

La pensione è un traguardo, un punto d’arrivo, ma anche uno snodo che richiede una ripartenza, un passaggio da non prendere sottogamba, con improvvisi spazi vuoti da colmare rapidamente per non compromettere l’integrità psicofisica.

Un’incognita ancora più evidente per un killer: non è facile appendere la revolver al chiodo dopo tanti anni di onorato servizio, tanto più se qualcuno ha deciso di toglierti di mezzo, declassandoti da punta di diamante a elemento indesiderato senza stare ai patti prestabiliti.

Duncan Vizla (Mads Mikkelsen) è un sicario infallibile, un cinquantenne ormai prossimo alla pensione. Peccato che Blut (Matt Lucas), il suo datore di lavoro, non abbia alcuna intenzione di riconoscergli gli emolumenti di fine rapporto, circa otto milioni di dollari che ha in mente di destinare altrove.

Così, dispone sul campo tutte le truppe a sua disposizione, uomini e donne delle nuove generazioni e di spietata risolutezza, arrivando a importunare anche Camille (Vanessa Hudgens), la nuova vicina di casa di Duncan.

Ovviamente, quest’ultimo fiuterà il pericolo, giusto in tempo per farsi trovare pronto all’appuntamento con i suoi ex colleghi e puntare dritto verso la vendetta definitiva.

 

Mads Mikkelsen

Polar (2019): Mads Mikkelsen

 

Basato sull’omonima graphic novel pubblicata dalla Dark House, Polar è un’esibizione esagitata, ricolma di escamotage consolidati, che privilegia gli eccessi e la composizione visuale a svantaggio dei significati e dell’articolazione della parola, in sintonia con la forma mentis del regista Jonas Åkerlund, autore svedese che vanta una produzione sterminata di videoclip (lista) e una manciata di lungometraggi fedeli alla sua linea espressiva.

Dunque, il prontuario consta di passaggi obbligati, parzialmente inquinati da alcune variabili impazzite: inizia con un tradimento inusitato, procede con una strenua lotta per la sopravvivenza e culmina in una furiosa controffensiva, che può concludersi solo con la dipartita di uno dei due contendenti.

Con ogni evidenza, il punctum risiede altrove, ossia in un arrangiamento su di giri, che si ricarica ogni qualvolta il montaggio accelera, individuando la sua aurora in istantanee frustate anfetaminiche (anche sui titoli di coda), pertugi che per Jonas Åkerlund sono manna dal cielo, interstizi nei quali sbizzarrire la sua attitudine a concentrare tante immagini in uno spazio ridotto.

Tuttavia, la mano del regista è evidente anche altrove e l’origine da fumetto lo esalta. Le ripetute carneficine hanno un’impronta grottesca, alcuni inserti correlati alla droga riportano in mente il suo Spun, mentre i corpi nudi sono esposti senza pudore, non solo quelli perfetti di ragazze provocanti e di un Mads Mikkelsen in forma (e la sua seriosità si amalgama degnamente con il tono generale della pellicola), per cui più volte ne compaiono di sfatti. In tal senso, emerge Matt Lucas, già all’opera per il regista con questa funzionalità in Small apartments, perfetto per rappresentare il potere nelle sue forme più capricciose e meschine.

Detto questo, ovviamente la contingenza offre sangue in grande quantità, che si abbina agevolmente con lo scenario invernale (a un certo punto, irrompe Richard Dreyfuss che rammenta: «In Bielorussia ho passato il peggiore inverno della mia vita ed era estate») e lo sfondo innevato, per un contrasto che si conferma tra i più affidabili.

 

Mads Mikkelsen, Vanessa Hudgens

Polar (2019): Mads Mikkelsen, Vanessa Hudgens

 

Sangue che sgorga in grandi quantità nella seconda parte, quando la vicenda serra i ranghi e il body count assume dimensioni non troppo dissimili da Kill Bill Vol.1, mentre il finale inietta un colpo ex abrupto, che tiene aperto uno spiraglio per un eventuale sequel.

Niente che infici il senso ultimo di Polar, anche perché in fondo conta relativamente, messo in secondo piano un po’ per manchevolezze, ma ancor di più per digressioni e caratterizzazioni survoltate (anche nelle musiche predisposte dal dj e producer Deadmau5), una goduria per chi ricerca una stilizzazione eccessiva e modalità trancianti che non soppesano la razionalità con il misurino, troppo grossolano se non c’è la disponibilità a chiudere un occhio (e mezzo)

Irruento e baldanzoso, frammentato e pirotecnico.   

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