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Il capitale umano - Human Capital

Regia di Marc Meyers vedi scheda film

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La recensione su Il capitale umano - Human Capital

di Furetto60
6 stelle

Timido remake dell'ottimo film di Virzì, analogo nell'impianto narrativo non ha la stessa verve dell'originale

Giovane studentessa Shannon viene accompagnata dal papà, presso la lussuosa residenza del ricco uomo d’affari, tale Quint Manning, manager megagalattico, il cui figlio sembrerebbe avere un flirt con Shannon, in realtà il ragazzo è gay e la loro è solo complice amicizia di facciata. Drew il padre di Shannon, resta estasiato alla visione dell’estesa magione e mentre gira nei paraggi incuriosito, s’imbatte in Quint che sta giocando a tennis, seccato di perdere l’ennesima partita,lo coinvolge nel gioco,scoprendo  che Drew  è piuttosto bravo, cosi viene reclutato e diventa partner fisso del doppio a tennis. Abbacinato da quel mondo baluginante di lusso e ricchezza, s’illude di essere entrato nelle grazie di Manning, un vecchio squalo della finanza, che non si fa scrupolo di alcuno, pur di fare quattrini, anche la sua splendida moglie è una vittima della sua indole predatoria. Cosi quando sembra essere nata, una certa intimità. Drew, che separato, ha adesso una giovane compagna, una psicologa in attesa di due gemelli e non naviga affatto nell’oro, gli chiede un buon investimento su cui puntare. Quint gli propone un’operazione finanziaria apparentemente blindata. Ma, per entrare nell’affare, occorrono 300mila dollari iniziali, che Drew non ha, ma siccome non vuole perdere questo treno, fa carte false per ottenerli tra debiti e quant’altro, perfino un’ipoteca sulla casa. Tuttavia niente andrà come previsto. L’investimento non va a buon fine, anzi brucia quasi l’intera somma che faticosamente aveva racimolato, quindi il pernicioso accordo tra i due salta mentre Drew disperato chiede  il rientro  perlomeno del suo capitale, ma il glaciale e spietato Quit che si porta dietro sempre una specie di calcolatore umano di profitti e perdite,  che al posto del cuore ha un salvadanaio, non si fa impietosire, anzi umilia Drew  e lo allontana bruscamente , nel bel mezzo un evento di cronaca nera: un ciclista filippino, viene investito e il pirata della strada fugge. Ed è proprio questo accadimento, che innesca una serie di eventi che farà incrociare tragicamente, la famiglia di Drew con quella di Manning, cosi diverse per status sociale ed economico . Un personaggio tutt’altro che secondario, compare quasi alla fine del racconto a scompaginare la trama e a dare senso alla storia
Il giallo è solo un pretesto, per addentrarsi in una storia di miseria umana, dove regna sovrano un egoismo meschino, un arrivismo e un'ambizione sfrenati e dove il capitale umano, termine utilizzato nel gergo assicurativo, non ha molto valore e peso. Remake tiepido dell’ottimo film di Virzì, trasposizione cinematografica del romanzo di Stephen Amidon,con una struttura dell’impianto narrativo analoga, con storia frazionata e scomposta in più piani temporali sfalsati e raccontata da diversi punti di vista, con sequenze quasi identiche all’originale, appena un po’ sfrondato nella durata, non aggiunge niente  di nuovo, anzi lavora di sottrazione e  toglie la valenza sarcastica e amarognola, marchio di fabbrica del regista livornese, le situazioni troppo snellite e scarne fanno perdere  incisività e spessore al racconto e ai suoi personaggi. Cosi nonostante la buona volontà della regia e  gli attori bravi “Human Capital” non decolla   e resta molto al di sotto  dell’originale, quel   gioiellino datato 2013, girato in terra brianzola, che si guadagnò una pioggia di David di Donatello e un posto nella corsa agli Oscar, Ma al di là del delle differenze politiche e geografiche e del gioco delle sfumature perdute, il film non restituisce la forza di una intensa storia, perdendo molto della tensione drammatica originaria, Oltre a Schreiber c’è una brava  Marisa Tomei, che interpreta il ruolo che Virzì affidò a una stellare Valeria Bruni Tedeschi, il suo personaggio resta centrale ma più sbrigativo rispetto al “prototipo”. È lei la moglie frustrata del mefistofelico Quint, lei che tira le fila della storia parallelamente al protagonista Drew alias Liev Schreiber, che si barcamena alla men peggio, in una vita complicata e fallimentare.  Guardatevi, se non l’avete ancora fatto, l’originale di Virzì

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