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Tango

Regia di Patrice Leconte vedi scheda film

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hupp2000

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La recensione su Tango

di hupp2000
8 stelle

Vincent, pilota d’aerei da turismo, uccide la moglie e il suo amante. Processato per duplice omicidio, viene sorprendentemente assolto da un giudice misogino, François d’Amour soprannominato “l’élégant”, che ha volutamente manipolato le perizie presentate in aula. La truffa giudiziaria gli consente di ricattare l’assassino, costringendolo ad archittettare l’eliminazione fisica della moglie di suo nipote, anch’egli deluso dal suo matrimonio e abbandonato dalla consorte. I tre uomini partono alla ricerca della donna che ha fatto perdere le sue tracce. Dopo lunghe e strampalate peripezie, la ritroveranno in seno ad un’organizzazione umanitaria che opera nel Nordafrica. L’esito della vicenda sarà ben diverso da quanto programmato.
Tacciato ingiustamente di misoginia, questo divertentissimo, grottesco e quasi surreale film di Patrice Leconte è in realtà una riflessione tutt’altro che banale sui rapporti di coppia, sulla necessità e sulla impossibilità di relazioni corrette tra uomini e donne. Se i dialoghi sono effettivamente segnati da uno spirito goliardico e grevemente maschilista, allo spettatore non sfuggirà che i tre protagonisti sono dipinti come gaglioffi e cialtroni, mentre le varie figure femminili, sebbene relegate a ruoli di minor durata, brillano per intelligenza, autonomia e sagacia. Il ventaglio di attori chiamati ad interpretare la vicenda è a dir poco lussuoso. Filosofo geniale e sarcastico, l’”elegante” Philippe Noiret s’immerge nel suo personaggio come un pesce nell’acqua, distribuisce pillole di saggezza ad ogni piè sospinto e, devo dire, sovrasta i suoi pur bravi comprimari. Da un lato Thierry Lhermitte, il nipote esasperato dall’introvabile moglie, dall’altro Richard Bohringer, uxoricida e vittima di un ricatto demenziale. Non sfigurano, ma è proprio dura star dietro alla prorompente invadenza di un fenomeno attoriale più unico che raro quale era Philippe Noiret. Nell’insieme, si ha la netta sensazione che Patrice Leconte, qui co-sceneggiatore oltre che regista, si sia veramente divertito ad imbastire un road-movie scanzonato e a dirigere un cast che, oltre allo scapestrato terzetto, regala un invidiabile ventaglio di grandi nomi, capaci di lasciare il segno anche con brevissime apparizioni. Miou-Miou ricalca con la sua sfrontata bravura la figura incarnata genialmente quasi vent’anni prima in “Les valseuses” di Bertrand Blier. La presenza femminile è arricchita da una Carole Bouquet anche lei provocatrice e provocante, non meno di Judith Godrèche e Michelle Laroque. Sono queste figure a rendere ridicole le smorfie di disapprovazione da parte di chi ha criticato il film per la sua presunta morale misogina. Dulcis in fundo, la breve partecipazione di Jean Rochefort, marito iper-cornuto di Carole Bouquet, modesto inserviente d’albergo distaccato e rassegnato dopo i vent’anni di tradimenti e i duecento amanti della moglie. Come spesso accade nella filmografia di Patrice Leconte, si ride molto e si riflette altrettanto. Niente male!
 

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