Regia di Robert Wise vedi scheda film
Si chiama Paradise City l'arena dove i pugili si scontrano. Dove i combattenti giurano sulla Bibbia cercando un mondo ed un futuro migliore. Lo sa bene Stoker Thompson pugile trentacinquenne oramai al tramonto della carriera , che conserva ancora un barlume di vitalità , che ancora vuole vincere e sistemarsi economicamente insieme alla moglie, disperata che non ne può più di raccoglierlo con il cucchiaino dopo i match. La sfida più grande però è quella cocciuta con se stesso, dimostrare di non essere un perdente. L' occasione si presenta ed ha il nome ed il fisico robusto Tiger Nelson , aspirante al titolo dei massimi e 12 anni più giovane ; Quello che non sa Stoker è che il suo agente ha venduto l'incontro e lui deve perdere; Tutti sanno: lo sa l'allenatore , lo sa il suo secondo, lo teme la sua donna. L'unico che non lo sa è lui. Ritratto cinico e spietato del mondo della boxe e del sottobosco criminale che gravita intorno ad esso, dove perfino donne già svezzate alla violenza in platea ghignano avidamente ad ogni scambio di colpi. La camera sul ring alterna riprese in prospettiva dal basso verso l'alto per poi avvicinarsi e tampinare i due pugili coreograficamente credibili ancora oggi, e capaci di ottimi scambi di colpi Quattro riprese piene piene di boxe (circa un terzo del film), dialoghi praticamente inesistenti ,nessuna scena madre , nessuna musica arrembante come sottofondo, solo il rumore ruvido dei guantoni sui corpi, solo scazzottate: pura gioia per cinefili. Robert Ryan ex pugile per davvero ha il physique du role, e fornisce una interpretazione di riferimento, malinconica e sofferta. Una messa in scena che sembra banale ma è sincera e schietta , senza fronzoli, sporcata da un pizzico di speranza nella scena finale: è l'insegna di un palazzo che chiude ideologicamente il film: "DREAMLAND", la terra dei sogni, che, nonostante è andata come è andata , si può ancora raggiungere. Da vedere.
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