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Downton Abbey - Il film

Regia di Michael Engler vedi scheda film

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La recensione su Downton Abbey - Il film

di champagne1
6 stelle

Tramite i titoli di testa si mostra tutto il percorso di una missiva che nel 1927 parte dalla capitale e, attraversando la campagna in treno, in auto e in bicicletta, raggiunge la dimora di una famiglia della media aristocrazia ("di basso lignaggio", si dice ad un certo punto del film) nello Yotkshire, annunciandole che i Reali si fermeranno prossimamente lì per una notte...

Con un percorso più originale, il film si pone come sequel sul grande schermo della famiglia che era stata conosciuta nella omonima serie TV durata 5 anni e 52 episodi, diretto da un regista televisivo e teatrale noto e pluripremiato come Michael Engler al suo secondo lungometraggio.

 

Le vicende raccontate ci permettono di conoscere i diversi personaggi a cui la sceneggiatura riserva spazi adeguati per poter emergere in maniera distintiva nel pur affollato cast, in perenne movimento grazie a  numerose sotto-trame che si sviluppano (anche un po' compresse) nelle due ore di durata, ognuna con le sue peculiarità, ma capaci di incastrarsi alla fine a cercare un senso compiuto.

Al netto delle performances attoriali, la storia tuttavia alla fine appare piuttosto blanda, quasi abbozzata e senza un vero pathos. Fanno però sorridere le comiche lotte fra camerieri e ancora di più le argute massime della Contessa-madre (Maggie Smith).

 

 

La morale conservatrice che domina il tutto, in un ritratto dei tempi curato e verosimile, fa risultare le vicende narrate ai miei occhi una stupenda metafora della società capitalista.

Infatti la trama tende ad evidenziare il senso di attaccamento e dedizione ad una istituzione (il casato) che riesce a livellare la distanza fra le classi, non grazie ad un azzeramento delle differenze di ceto, ma tramite l'accettazione dei propri ruoli, quantunque di subalternità manifesta, nell'idea (malsana) di far parte di un tutt'uno. E dove la lotta della servitù non è verso l'affrancamento, ma nei confronti di altri servitori a cui si contende l' "onore" di servire i Reali.

Tanto indigesto quanto realistico.

 

 

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